È ancora una volta il sistema bancario a scatenare il dibattito politico, in particolare all’interno della maggioranza. Dopo l’analisi di Unimpresa che ha rivelato profitti record per le banche italiane nel 2024 – con 46,5 miliardi di utili netti e un tax rate medio al 24% – arrivano i primi segnali di frizione tra le forze di governo. Da un lato la Lega solleva con forza la questione della redistribuzione di parte dei maxi-profitti ottenuti dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse. “Quanto danno le banche a chi presta loro soldi? Lo 0,…%. Quanto chiedono per prestare – con sempre maggior difficoltà – soldi? Il 5, 6, 7…%. Che una parte di questi maxi-profitti venga restituita per aiutare imprenditori e lavoratori in difficoltà è giusto, è economicamente e moralmente doveroso”, fanno sapere fonti ufficiali del partito guidato da Matteo Salvini. Una posizione netta, che rinnova il pressing per un intervento fiscale mirato sul comparto bancario, già ventilato in passato sotto forma di contributo di solidarietà o imposta straordinaria sugli extraprofitti.
Ma a questa linea si oppone con fermezza Forza Italia, e in particolare il Vicepremier Antonio Tajani, che durante la chiusura degli Stati generali del Mezzogiorno organizzati a Reggio Calabria dal suo partito, ha scelto di lanciare un messaggio di segno opposto: “Abbattere la pressione fiscale deve essere una nostra priorità. Non deve aumentare nessuna tassa”, ha premesso il leader azzurro, prima di rivolgere un monito preciso: “Quando sento dire ‘facciamo pagare le banche’, un odio contro le banche… Io mi preoccupo delle popolari e delle cooperative: se non ci fossero loro, chi erogherebbe il prestito al piccolo artigiano, al commerciante o all’agricoltore?”.
Tessuto produttivo
Per Tajani, dunque, il rischio non è tanto una questione di equità fiscale, quanto di tenuta del tessuto produttivo e finanziario del Paese: “Dobbiamo difendere un sistema bancario che rappresenta l’ossatura dell’economia italiana. Certamente gli istituti devono rispettare le regole, e pagare le tasse come tutti, ma attenzione a non trasformare il dibattito in un assalto alla diligenza”.