“La fragilità di cui ci parlano è parte della meraviglia che siamo”. Così Papa Leone XIV si è rivolto alle migliaia di giovani riuniti nella spianata di Tor Vergata, dove ha presieduto la messa conclusiva del Giubileo dei Giovani. Un momento solenne e carico di emozione, concelebrato da 20 cardinali e 450 vescovi giunti da tutto il mondo. Un evento che richiama alla memoria la storica veglia del 2000 con Giovanni Paolo II nello stesso luogo, e che oggi si è caricato di nuovi significati, rivolti a una generazione che cerca senso e speranza in un mondo segnato da crisi e conflitti.
Durante l’omelia, il Pontefice ha parlato con il cuore ai ragazzi e alle ragazze accorsi da ogni parte del pianeta.
“Un mondo diverso è possibile”
“La pienezza della nostra esistenza – ha detto – non dipende da ciò che accumuliamo, né da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta”. Il Papa ha invitato i giovani a non accontentarsi, ma a guardare in alto, a lasciarsi ispirare dalla vita dei santi, come Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, due figure amate e vicine al mondo giovanile, che saranno canonizzati il prossimo 7 settembre.
Nel messaggio finale prima dell’Angelus, anticipato per motivi logistici, Papa Leone XIV ha lanciato un appello coraggioso: “Siete il segno che un mondo differente è possibile, un mondo di fraternità e amicizia è possibile, dove i conflitti non sono risolti con le armi ma con il dialogo. Con Cristo è possibile, con la forza del suo Spirito”.
Il Papa ha incoraggiato i giovani a diventare “semi di speranza”, capaci di trasformare la realtà con l’amore e la luce del Vangelo: “Uniti a Gesù sarete luce del mondo. E questa luce non è vostra, ma vi è donata: perché la diffondiate, perché brilli nelle oscurità del tempo presente”.