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Parkinson, a Torino una nuova terapia restituisce autonomia ai pazienti

domenica, 3 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Una nuova speranza per i pazienti affetti da Parkinson arriva dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, dove è in corso l’applicazione di una terapia innovativa per trattare le complicanze motorie tipiche della fase avanzata della malattia. Al Centro Regionale Esperto per il Parkinson e i Disturbi del Movimento, diretto dal Professor Leonardo Lopiano, è stato avviato un protocollo che prevede l’infusione sottocutanea continua del farmaco Levodopa tramite un device portatile. I risultati, dopo i primi mesi di applicazione su oltre trenta pazienti, sono già molto incoraggianti. “Soffro di Parkinson da circa 15 anni – racconta Roberto, 74 anni – e con i farmaci non riuscivo più a controllare i sintomi. Durante il giorno mi bloccavo spesso, avevo bisogno di assistenza. Ora, grazie a questa nuova terapia, ho riacquistato autonomia e qualità della vita”. Un’esperienza condivisa anche da Caterina, 62 anni, in cura da quando ne aveva 47: “Negli ultimi anni i farmaci non bastavano più. Ora sto notevolmente meglio”.
Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva che in Italia colpisce almeno 300.000 persone, di cui 30.000 solo in Piemonte. Contrariamente a quanto si crede, può colpire anche soggetti giovani: nel 10-20% dei casi si manifesta prima dei 50 anni. La gestione iniziale della malattia è generalmente efficace, ma dopo 5–10 anni i farmaci orali perdono progressivamente efficacia e subentrano complicanze motorie, come le fluttuazioni dei sintomi e le discinesie (movimenti involontari).

La nuova frontiera terapeutica

È proprio per affrontare queste fasi più complesse della malattia che è stata sviluppata questa nuova forma di somministrazione continua di Levodopa. Si tratta di un piccolo dispositivo portatile che, tramite un catetere sottocutaneo, eroga costantemente il farmaco, mantenendo livelli plasmatici più stabili e riducendo i picchi e i cali che alimentano le complicanze. La procedura viene eseguita presso il Day Hospital di Neurologia (dopo un’iniziale fase sperimentale svolta al Day Surgery centralizzato) e ha già coinvolto, da ottobre 2024, oltre 30 pazienti, tutti selezionati sulla base della gravità delle loro condizioni e dei limiti delle terapie precedenti.
Questo approccio consente ai pazienti di migliorare in modo significativo la loro qualità della vita e l’autonomia – spiegano i clinici – con una riduzione importante anche del carico assistenziale per familiari e caregiver”.

Un centro di riferimento nazionale

La nuova terapia si affianca ad altre strategie già consolidate presso il centro torinese, tra cui gli interventi neurochirurgici di Deep Brain Stimulation e le infusioni duodenali tramite Peg, in collaborazione con le équipe di neurochirurgia funzionale e gastroenterologia. A rendere possibile questa eccellenza è l’impegno di un team multidisciplinare altamente specializzato, composto da neurologi, neurochirurghi, psicologi clinici e specializzandi. Tra i professionisti coinvolti figurano i Professori Mario Rizzone, Maurizio Zibetti, Alberto Romagnolo, i Dottorandi Gabriele Imbalzano e Claudia Ledda, gli specializzandi Clarissa Pandino e Serena Budicin, e la Neuropsicologa Elisa Montanaro.
Tutto questo – sottolinea il Commissario Thomas Schael – è possibile grazie all’eccellenza multidisciplinare della Città della Salute. Qui sperimentazione e innovazione diventano terapie concrete per i pazienti”.

Il riconoscimento della Regione

A confermare l’importanza del progetto è anche l’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi: “Ancora una volta l’Aou Città della Salute e della Scienza di Torino si conferma un’eccellenza nazionale. Innovazione, ricerca e nuove terapie sono il futuro di una sanità pubblica al servizio del cittadino”.

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