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Nostalgia di un vecchio giovane passato

venerdì, 1 Agosto 2025
3 minuti di lettura

Siamo nel tritacarne dei dazi imposti da Trump, il 15%, all’Unione europea. Ed è un accordo ancora nulla è firmato. Quindi la prima incertezza è che ancora non si sa se questo dazio rappresenti una tassa unica o andrà a sommarsi a quelle esistenti.

Comunque una debacle per la nostra economia italica se solo si pensi che Confindustria stima una perdita di 22,6 miliardi di euro. E credo che la vicenda italiana vada oltre tutto questo. Abbiamo perso già tanti giovani per emigrazione all’estero, piaga inarrestabile del nostro tempo e non mi sono lontane le foto della fine degli anni ‘50 quando da Napoli la nave Giulio Cesare mi portava via uno zio che con i suoi 15 anni di allora si imbarcava per andare a cercare fortuna in America.

Con queste prospettive di forte recessione economica in arrivo penso già a quanta nuova emigrazione di giovani ci sarà nei prossimi anni. I morti per guerra, i morti per fame, i morti per recessione economica disegnano un quadro di assoluta autodistruzione planetaria. Mi chiedo: è ancora possibile pensare che una via d’uscita possa esistere? Oggi l’interesse privato, che va dal despota di turno o alla nazione più forte è anteposto all’interesse pubblico ed umano. L’interesse del “nuovismo” sta offuscando qualsiasi ragione sociale della Politica, sedotta da un impressionante progresso tecnologico.

Credo che ormai di fronte alla distruzione a cui stiamo andando incontro non si tratta più di anteporre una ideologia neocapitalistica ad una ideologia di elevazione sociale. Non c’è più spazio per litigare a difendere e/o controbattere ideologie di destra o di sinistra ma deve emergere una logica ideologica di sopravvivenza e di autoprotezione umana. La visione dei politici sul nuovismo sembra essere a senso unico.

Viene da pensare alla polemica che Giacomo Leopardi nella Ginestra rivolge al “superbo e sciocco” diciannovesimo secolo, visione del tutto attuale se riflettiamo sul vuoto del senso comune che tende a godere delle opportunità capitalistiche. Ma lo sviluppo economico non coincide necessariamente con il prog resso dell’uomo. Stiamo andando incontro ad una sorta di genocidio culturale che annienterà la specificità umana. Stiamo tutti diventando amici del superfluo, dell’edonismo imperante, dei bisogni frivoli indotti da uno sfrenato consumismo, in una civiltà mercificata nel materialismo più spinto fonte individuale di gioia drogata.

Nel mio ambulatorio di urologia e andrologia è cominciato anche un filone nuovo di incupito interesse: il piacere sessuale provato in solitudine supera quello dell’accoppiamento con l’altro sesso. Qui la digitalizzazione sta cambiando alcuni stili di piacere fino ad ora sconosciuti. La digitalizzazione ci sta cambiando dentro in tutto. In ragione delle constatazioni sociali sopra citate mi torna alla mente, quando nel 1976 ai primi anni di Università il Pci candidava alle elezioni politiche il vicentino Mario Rigoni Stern, scrittore dell’Altopiano di Asiago noto per promuovere una etica ambientale che si sostanziasse con elevato senso di coscienza e responsabilità in ognuno di noi.

Parole al tempo inascoltate oggi di grandi e attualità più di allora. Parimenti non posso non ricordare pensieri di berlingueriana memoria quali: educare alla pace, al dialogo tra i popoli, alla cittadinanza mondiale, prevenire le logiche di conflitto; anteporre il biocentrismo all’antropocentrismo e fare della contraddizione uomo-natura il perno dei provvedimenti ecologici non più rimandabili; valorizzare il protagonismo delle giovani generazioni affinché le loro potenzialità creative assicurassero la costruzione di un mondo libero e lontano da conservatorismi e privilegi; risolvere definitivamente la questione morale e offrire risposte etiche alle regole dei comportamenti pubblici; affrontare la tematica femminile delle differenze e ridisegnare il concetto di lavoro, libero da ogni alienazione.

Il principio democratico, valido universalmente, può ancora farsi cardine di una azione rivolta alle giovani generazioni affinché prevalga il dialogo inclusivo ed il confronto solidaristico. Edificare una scuola di libertà e di educazione alla democrazia come da pensieri di gramsciana memoria. Perché il pericolo più serio del nostro presente è proprio l’autonomia critica adolescenziale, esposta fortemente alle nuove frontiere tecnologiche che minacciano di sostituire le imprescindibili funzioni della preparazione, della mediazione dei docenti ed avallare l’idea, ad esempio, che studi rigorosi o indagini approfondite risulterebbero solo relativamente necessarie in quanto la tecnologia oggi assicura comunque buoni risultati con il minimo sforzo.

Teorie queste, confermate dalle recenti riforme scolastiche: digitalizzazione forzata giustificata come una imprescindibile innovazione, libero accesso didattico alle professioni negli istituti secondari volto a implementare le presunte “competenze” lavorative degli studenti; l’ingresso in aula della Intelligenza artificiale che secondo le linee ministeriali ne migliorerebbe insegnamento e apprendimento. Ancora, la diffusione forzata del digitale, già ampiamente in possesso dei giovani moderni, che renderà sempre più sterile la missione di quei “docenti-maestri” che un tempo erano educatori, insegnanti, intellettuali, politici appassionati.

E a surrogare questi concetti arrivano poi i Tweet degli Influencer, le storie di Facebook e Instagram, forme attuali di comunicazione-social moltiplicatori di messaggi brevi che si accavallano con altri in rapida successione e che rubano il tempo alla vita dei followers lasciando vuota la loro mente (lo diceva Oliviero Toscani). Salvarsi ancora si può. Dobbiamo presto ripensare a nuova umana rinascita, che ridefinisca al più presto gli assetti etici, tecnici, economici, politici e culturali vigenti. Nostalgie urgenti oggi di un vecchio sempre giovane ed attuale Passato.

Antonio Cisternino

Medico-Chirurgo
Responsabile nazionale Sanità UDC

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