Un uomo anziano inginocchiato sull’asfalto rovente, solo, intento a raccogliere manciate di lenticchie cadute da un camion degli aiuti. È questa l’immagine drammatica raccontata da Olga Cherevko, operatrice umanitaria dell’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, che ha accompagnato un convoglio umanitario lungo le strade di Gaza. Un gesto disperato, simbolo di una situazione che – secondo l’Onu – è al limite della carestia. “Le stava raccogliendo con le mani e le infilava nella maglietta – ha raccontato Cherevko a UN News – perché quella era l’unica possibilità di procurarsi del cibo. È tutto ciò che può fare in questo momento”.
Secondo gli ultimi rapporti diffusi dalle Nazioni Unite, le condizioni alimentari sono drammatiche soprattutto per donne e bambini. Molte madri, infatti, non riescono più ad allattare, a causa della denutrizione, e cercano di nutrire i propri figli con cibo inadatto come ceci macinati, riso o pane secco.
Bisogno urgente di carburante
Un’emergenza che non conosce tregua e che peggiora ogni giorno, nonostante le promesse di accesso umanitario. Le risorse minime per la sopravvivenza – cibo, acqua, servizi igienici, cure sanitarie – non sono più garantite, denunciano gli operatori sul campo. Cherevko ha spiegato che la sua missione a Kerem Shalom, il principale punto di ingresso degli aiuti da Israele a Gaza, è stata ritardata di oltre due ore in un “punto di attesa”, come accade ormai quotidianamente. A ostacolare la distribuzione degli aiuti non è solo la sicurezza precaria, ma anche la mancanza di carburante, elemento essenziale per far funzionare le strutture logistiche e sanitarie sul territorio.
“Abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di litri di carburante ogni giorno – ha dichiarato – solo per garantire il funzionamento minimo di ospedali, impianti per l’acqua potabile, servizi igienici, telecomunicazioni e distribuzione del cibo”.
Una crisi che non può più aspettare
Dallo scorso fine settimana, Israele ha annunciato pause militari diurne, che sembrano aver ridotto leggermente i tempi di attesa dei convogli e gli episodi di assalto da parte dei civili affamati. Ma la situazione resta critica. La “leggera riduzione degli incidenti di sicurezza” non basta, sottolinea l’Onu. Senza un accesso regolare e sicuro, senza un flusso continuo di carburante e aiuti, l’intera popolazione civile di Gaza – già allo stremo – rischia di cadere in una vera e propria catastrofe umanitaria.