È un’estate che non aspetta, quella del 2025, e con lei anche la vite sembra aver fretta. Complice un clima torrido e senza tregua, la maturazione dell’uva ha accelerato i tempi. Così, tra i filari assolati dell’azienda agricola Massimo Cassarà a Salemi, in provincia di Trapani, i primi secchi di Pinot Grigio hanno già segnato l’inizio ufficiale della vendemmia italiana, in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni. Il caldo ha spinto la natura a forzare il ritmo, ma la vite — pianta tenace per vocazione — ha saputo reagire. La stagione si è aperta tra timori e speranze, e oggi, alla vigilia di agosto, il bilancio è sorprendentemente positivo: nonostante la siccità e alcuni episodi di maltempo, la qualità delle uve si attesta tra il buono e l’ottimo. Coldiretti stima una produzione di circa 45 milioni di ettolitri, sostanzialmente in linea con il trend degli ultimi anni.
La vendemmia 2025 racconta una storia di adattamento e resistenza. Le principali minacce fitosanitarie — peronospora, oidio e insetti alieni — sono rimaste sotto controllo, anche grazie agli sforzi crescenti dei viticoltori. A crescere, tuttavia, sono stati i costi: l’irrigazione, i trattamenti e le difese contro le condizioni climatiche estreme hanno inciso sui bilanci, ma per ora, il frutto del lavoro sembra giustificare l’investimento.
Da nord a sud
Come ogni anno, la vendemmia italiana si presenta come un mosaico che si compone lentamente, da luglio fino a novembre. Si comincia con Pinot e Chardonnay per gli spumanti, si prosegue ad agosto con i bianchi da pronta beva, mentre settembre e ottobre vedranno protagonisti Prosecco, Sangiovese e Montepulciano. I vitigni più tardivi, come Aglianico e Nerello Mascalese, attendono l’autunno inoltrato per esprimersi pienamente. Ogni vitigno ha il suo tempo, ogni territorio la sua voce. È la bellezza del vino italiano: una storia fatta di terroir, esperienza e tradizione tramandata.
Dietro la raccolta dell’uva c’è un’intera economia in movimento. Il settore vinicolo italiano rappresenta un pilastro dell’agroalimentare nazionale, con un valore superiore a 14 miliardi di euro. Coinvolge 241.000 imprese, distribuite su 675.000 ettari di vigneti, con oltre 1,3 milioni di persone tra agricoltori, enologi, tecnici e commercianti.
Lo stato regione per regione
Ma non mancano le sfide: dagli ostacoli nei mercati esteri — come i dazi imposti dagli Stati Uniti — fino alle campagne che, in nome della salute pubblica, mettono in discussione il ruolo del vino. Una visione, secondo Coldiretti, miope e distante dalla realtà di un prodotto che, se consumato con moderazione, è parte integrante della Dieta Mediterranea e della cultura italiana. La vendemmia 2025 è un ritratto frammentato ma coerente, fatto di sfumature territoriali:
- Piemonte: ottime prospettive, anche se preoccupa la diffusione della Popillia Japonica.
- Lombardia: lieve crescita produttiva, da verificare gli strascichi della peronospora del 2024.
- Trentino-Alto Adige: qualità eccellente e produzione in aumento.
Veneto: Prosecco in grande forma, vendemmia regolare. - Toscana: stagione perfetta per il Sangiovese, qualità altissima.
- Puglia: tra le sorprese dell’anno, con un +20% di produzione e uve di eccellente profilo.
- Sicilia: si conferma sui 3 milioni di ettolitri, con buona qualità nonostante la siccità.
- Calabria: annata brillante, a parte il Crotonese, colpito da gelate.
Sardegna: situazione incerta, preoccupazione per l’arsura nel Sassarese.