“Il cibo non è solo nutrimento, è crescita, libertà, sovranità”. Sono queste le parole con le quali Giorgia Meloni ha aperto ieri il suo intervento al ‘Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari’, il primo tenutosi in Africa. Co-presieduto da Italia ed Etiopia, l’evento ha permesso al Premier non solo di ribadire l’impegno del nostro Paese sul fronte della sicurezza alimentare globale, ma anche di dare concreta visibilità al Piano Mattei per l’Africa, asse portante della strategia di cooperazione italiana con il continente.
“Abbiamo voluto essere qui”, ha detto il Primo Ministro, “per rafforzare un’alleanza strategica con l’Africa, fondata non sulla carità ma sulla cooperazione, sul rispetto reciproco, sulla condivisione di progetti concreti. Il cibo è motore di sviluppo, e l’agricoltura è la chiave per restituire dignità, lavoro, indipendenza a milioni di persone”.
La scelta di Addis Abeba non è casuale: l’Etiopia è simbolo del rinnovato protagonismo africano, e la presenza al vertice della Vicesegretaria generale Onu Amina Mohammed ne è testimone.
Piano Mattei

“Quando manca il cibo”, ha aggiunto Meloni, “peggiora la povertà, aumentano i conflitti, si rafforza il terrorismo, crescono le migrazioni forzate. Non possiamo guardare ai sistemi alimentari solo come un problema di fame e sofferenza: sono anche la base per costruire stabilità, investimenti, occupazione. Per questo dobbiamo puntare su filiere locali solide, commercializzabili e resistenti”. Nel discorso del Primo Ministro il Piano Mattei per l’Africa è emerso come la piattaforma operativa attraverso cui l’Italia intende contribuire a un cambiamento strutturale. Il cibo, l’agricoltura, la valorizzazione delle risorse naturali e delle competenze locali sono i pilastri.
Un modello, quello italiano, che coniuga tradizione, innovazione e partenariato pubblico-privato. Come in Algeria, dove un progetto avviato con imprese italiane e locali punta a recuperare 36.000 ettari di terra desertificata per la produzione di cereali e legumi, con un impatto stimato di 6.000 nuovi posti di lavoro e benefici per oltre 600.000 persone.
Gli assi di una strategia multilivello
Progetti simili sono già in fase operativa in Senegal, Ghana, Congo e in preparazione in Costa d’Avorio e Kenya, come confermato dall’incontro bilaterale tra Meloni e il Presidente keniota William Ruto, a margine del vertice. “È il modello Italia, un modello che costruisce, non impone. Che sostiene, non sostituisce”.
Il Piano Mattei non si ferma all’agricoltura intensiva. Il governo italiano, ha ricordato Meloni, è impegnato anche nel rafforzamento delle capacità di gestione delle risorse idriche, come in Tunisia, e nello sviluppo di filiere sostenibili per il caffè, con un progetto integrato nel quadro del Global Gateway dell’Unione Europea.
“L’Africa non ha bisogno di assistenzialismo, ma di strumenti per diventare autosufficiente. E la formazione tecnica è tra i più importanti”, il pensiero di Meloni. Nascerà per questo in Algeria un Polo agricolo professionale, pensato come hub per il Sahel, che avrà anche una valenza scientifica.
Sovranità alimentare

Un altro tema cruciale affrontato dal Premier è quello della sovranità alimentare, concetto che l’Italia ha introdotto con forza anche nel dibattito europeo. “Ogni popolo ha diritto di plasmare il proprio modello produttivo, in linea con le proprie tradizioni, il proprio clima, le proprie esigenze. La standardizzazione imposta dai mercati globali distrugge identità, riduce la qualità e concentra la ricchezza”. In questo contesto l’Italia si propone come ponte commerciale: “Siamo pronti a lavorare per esportare le indicazioni geografiche africane, promuovendo prodotti locali nei mercati europei e globali, attraverso una rete fatta di istituzioni, imprese, consorzi e know-how tecnico”.
Chiudendo il suo intervento con una citazione di Cicerone, Meloni ha ricordato che “nessuna arte è più degna di un uomo libero dell’agricoltura”. Un richiamo culturale per sottolineare come il cibo sia anche identità, tradizione, libertà. “Il cibo è il primo tassello per essere davvero indipendenti, padroni del proprio destino”.
Una visione, quella italiana, che guarda al lungo periodo e che intende fare del Mediterraneo e dell’Africa un luogo di partenariato alla pari, non più solo teatro di crisi. L’obiettivo, ha sottolineato, è chiaro: “Non creare dipendenze, ma moltiplicare opportunità”.
Durante la missione in Etiopia Meloni ha incontrato anche leader di diversi Paesi africani, consolidando relazioni bilaterali su progetti agricoli, energetici, infrastrutturali e formativi. Con William Ruto, in particolare, si è parlato del sostegno italiano al settore delle infrastrutture energetiche e urbane in Kenya e dell’impegno comune per la stabilità regionale in Africa orientale. “L’Italia non è qui per dettare, ma per costruire insieme. Siamo un ponte tra Europa e Africa, e vogliamo restare al fianco di chi sceglie la strada della responsabilità e dello sviluppo”.
Il sogno comune tra Europa e Africa

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Il nostro sogno comune è quello di costruire un nuovo paradigma, fondato sul rispetto e sull’amicizia. Per il benessere dei nostri popoli, dell’Europa e dell’Africa. Onorata di essere qui”. Con queste parole, con tanto di citazione di Eleanor Roosevelt Meloni ha voluto firmare il libro d’onore a Jimma, in Etiopia, dove ha visitato la città e i progetti del Piano Mattei sul Lago Boye. La missione si è conclusa con la sua partenza per Roma, al termine della visita nella regione dell’Oromia.