Un nuovo capitolo di violenza ha colpito la provincia di Ituri, dove nella notte tra sabato e domenica un gruppo di ribelli affiliati allo Stato Islamico ha attaccato una chiesa cattolica nella città di Komanda, provocando la morte di almeno 34 persone. Secondo le autorità locali, l’assalto è stato compiuto da membri delle Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato originario dell’Uganda che dal 2019 ha giurato fedeltà all’ISIS. I miliziani, armati di machete e fucili, hanno fatto irruzione nel luogo di culto intorno all’una di notte, mentre i fedeli erano riuniti in preghiera. Testimoni parlano di corpi carbonizzati, case e negozi incendiati, e di una fuga disperata verso la vicina città di Bunia. Il bilancio delle vittime è ancora incerto: mentre l’esercito congolese ha confermato 10 morti, fonti della società civile parlano di oltre 40 decessi, e una stazione radio sostenuta dalle Nazioni Unite ha riferito di 43 vittime. Le immagini condivise online mostrano edifici in fiamme e corpi sul pavimento della chiesa. La comunità internazionale ha reagito con ferma condanna. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha espresso “profondo cordoglio” e ha ribadito l’importanza di tutelare la libertà religiosa. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha chiesto un intervento deciso contro il fanatismo religioso. L’attacco di Komanda è solo l’ultimo di una lunga serie di massacri che insanguinano il Congo orientale, dove le ADF continuano a colpire indiscriminatamente civili e luoghi di culto. In un contesto segnato da instabilità e assenza di controllo, la popolazione vive nel terrore, mentre la comunità internazionale fatica a contenere l’espansione jihadista nella regione.