domenica, 27 Luglio, 2025
Esteri

Macron riconosce lo Stato di Palestina. Israele arresta il Gran Muftì

Abu Mazen: "Vittoria per la nostra causa". Rubio: "Decisione sconsiderata". Trump: Hamas non voleva fare accordo, penso sarà braccata

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina a settembre, durante la prossima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La notizia, diffusa ieri, ha provocato reazioni contrastanti a livello internazionale: entusiasmo tra le autorità palestinesi, condanna da parte di Israele e dure critiche da Washington. Il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha definito la decisione di Macron una “vittoria per la causa palestinese” e un segnale di “sincero impegno verso i legittimi diritti del popolo palestinese”.

Ha inoltre ringraziato l’Arabia Saudita per il ruolo giocato nel favorire questa scelta, parlando di un passo fondamentale verso la soluzione a due Stati, più volte minacciata dalla guerra in corso a Gaza. Anche Hamas ha accolto con favore l’annuncio, definendolo un “passo positivo verso la giustizia” e la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme come capitale. Una posizione che ha innescato reazioni fortemente contrarie da parte di Israele e dei suoi alleati.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato che “il riconoscimento della Palestina non promuoverà la pace né contribuirà alla liberazione degli ostaggi”, mentre Marine Le Pen ha accusato Macron di voler “legittimare uno Stato terrorista”. Sulla stessa linea il segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha definito la scelta francese “uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre” e un favore alla propaganda di Hamas. Ofer Bronchtein, consigliere di Macron per gli affari israelo-palestinesi, ha offerto invece una lettura diametralmente opposta: “Forse il 7 ottobre non sarebbe accaduto se fosse esistito uno Stato palestinese”, ha dichiarato in un’intervista alla radio israeliana Kan, affermando che la sovranità implica anche responsabilità e potrebbe aver evitato l’attacco.

I Paesi del Golfo, inclusi Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, hanno elogiato l’iniziativa francese e invitato altri Stati a fare lo stesso. Più cauto il governo italiano: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito il sostegno alla soluzione dei due Stati, ma solo se il futuro Stato palestinese riconoscerà Israele. “Non possiamo più accettare carneficine e carestia. È giunto il momento di un cessate il fuoco”, ha dichiarato.

Msf: malnutrito un quarto dei bimbi di Gaza

Intanto sul campo la situazione resta tragica. Secondo fonti palestinesi, almeno 15 persone sono state uccise ieri mentre erano in coda per ricevere aiuti umanitari, e Hamas ha denunciato altri 9 morti per fame. Medici Senza Frontiere ha riferito che un quarto dei bambini sotto i cinque anni e delle donne incinte o in allattamento a Gaza è malnutrito.

“Non si tratta solo di fame: è una fame deliberata, provocata dalle autorità israeliane”, ha denunciato l’organizzazione, segnalando che anche il personale medico sta iniziando a soffrire la carenza di cibo. A peggiorare il quadro, il Times of Israel riporta che gruppi di attivisti israeliani di destra hanno bloccato ieri mattina una strada usata per il trasporto di aiuti verso Gaza, sostenendo che Hamas sottrae le forniture. Il deterioramento della situazione ha spinto il ministro degli Esteri britannico David Lammy a dichiarare che “quanto sta accadendo a Gaza è indifendibile”, rilanciando l’appello per un cessate il fuoco immediato.

Arrestato Gran Muftì, sospesi negoziati

Sul piano diplomatico, le tensioni si sono acuite anche a causa della decisione di Israele di arrestare il Gran Muftì di Gerusalemme, lo sceicco Mohammad Hussein. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, l’arresto è avvenuto all’interno dei cortili della moschea di Al-Aqsa dopo la preghiera del venerdì. Lo sceicco è stato portato via dalle forze israeliane attraverso la Porta Mughrabi della Città Vecchia. In parallelo, si è registrata una battuta d’arresto nei negoziati per un cessate il fuoco. L’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, ha annunciato ieri il ritiro della delegazione statunitense da Doha, accusando Hamas di non essere in buona fede.

Hamas ha risposto esprimendo “sorpresa” per le accuse, sottolineando che i mediatori avevano invece giudicato “costruttiva” la loro posizione e ribadendo l’impegno per raggiungere un accordo di tregua permanente. Una fonte diplomatica citata dal Times of Israel ha confermato che, pur con alcune riserve da parte di Hamas, “le lacune erano ancora colmabili”. A chiudere il quadro con un tono amaro è Josep Borrell. L’ex Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera ha dichiarato ieri alla radio Cadena Ser di aver “perso la speranza” che l’Europa riesca a reagire in modo unitario alla tragedia di Gaza: “La risposta europea è paralizzata dal veto e dal senso di colpa della Germania. È una tristezza immensa”.

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