In un gesto senza precedenti, il presidente Donald Trump si è recato personalmente alla sede della Federal Reserve per chiedere al governatore Jerome Powell un drastico taglio dei tassi d’interesse. “Abbassateli di almeno tre punti”, ha dichiarato, rompendo il tradizionale riserbo tra Casa Bianca e banca centrale. L’incontro, avvenuto in un clima teso ma istituzionalmente rispettoso, ha visto Trump accusare Powell di danneggiare l’economia americana mantenendo i tassi tra il 4,25% e il 4,50%. Secondo il presidente, una riduzione di tre punti percentuali permetterebbe di risparmiare oltre mille miliardi di dollari all’anno, rilanciando investimenti, occupazione e competitività rispetto a paesi come la Cina. Durante la visita, Trump ha anche criticato il progetto di ristrutturazione della sede della Fed, il cui costo è salito a 3,1 miliardi di dollari. Powell ha replicato che il presidente ha incluso erroneamente lavori già completati anni fa. Sui social, Trump ha rincarato la dose: “Too Late”, il soprannome affibbiato a Powell, “sta costando 360 miliardi di dollari per punto, ogni anno”. Ha poi aggiunto che “chiunque tranne Too Late” sarebbe preferibile alla guida della Fed. La Federal Reserve, da parte sua, ha ribadito la propria indipendenza e ha fatto sapere che ogni decisione continuerà a basarsi su dati macroeconomici e sull’obiettivo della stabilità dei prezzi. Il pressing presidenziale ha già avuto ripercussioni sui mercati, mentre in Europa si guarda con preoccupazione a una possibile perdita di autonomia della banca centrale americana. Il ministro italiano Giorgetti ha definito la pressione di Trump “un potenziale problema per noi” qualora si concretizzasse. Il braccio di ferro tra Casa Bianca e Fed è appena cominciato.