Mentre sul campo si intensificano i bombardamenti e la tensione diplomatica, Ucraina e Russia hanno raggiunto ieri un’intesa per un nuovo scambio di prigionieri, il nono dall’inizio del conflitto. Ma la strada verso una pace duratura appare ancora lontana. A Istanbul, le delegazioni dei due Paesi hanno concordato la liberazione di oltre mille detenuti e la restituzione dei corpi dei soldati caduti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha celebrato il ritorno a casa di combattenti “gravemente feriti e malati”, alcuni dei quali erano in prigionia da più di tre anni. “È una gioia per più di mille famiglie”, ha scritto su X.
Anche il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha definito l’accordo “positivo”, sottolineandone il valore umanitario. Poche ore dopo l’accordo, la Russia ha scatenato un’ondata di attacchi contro diverse città ucraine. Secondo le autorità di Kiev, sono stati lanciati 107 mezzi d’attacco, tra cui 103 droni Shahed e 4 missili da crociera Iskander-K. Le città colpite includono Odessa, Cherkasy, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Kharkiv. I bombardamenti hanno provocato almeno dieci feriti e tre morti, tra cui un bambino di nove anni. A Odessa, un attacco ha incendiato il mercato Pryvoz e distrutto una stazione di rifornimento e una palazzina di nove piani.
A Cherkasy si registrano blackout e danni a edifici residenziali. Nella regione di Mykolaiv, droni hanno colpito magazzini e infrastrutture civili. Dall’altra parte del confine, Mosca denuncia un “massiccio raid ucraino” contro la città di Sochi, sul Mar Nero: due donne sono morte e altre undici persone sono rimaste ferite dai detriti di droni abbattuti dalla contraerea russa. Intanto, le voci di un possibile vertice tra i presidenti russo e ucraino entro agosto sono state raffreddate dal Cremlino. “Stanno mettendo il carro davanti ai buoi”, ha detto Peskov, invitando a non aspettarsi miracoli. “La distanza da colmare è ancora enorme.”
Mosca si prepara a un conflitto su larga scala
Secondo l’intelligence militare ucraina, la Russia starebbe pianificando un investimento senza precedenti nella difesa: quasi 1.100 miliardi di dollari entro il 2036, la cifra più alta dalla fine dell’URSS. Il capo della GUR, Kyrylo Budanov, ha parlato di “mobilitazione totale di politica, economia e società”, con nuovi distretti militari in fase di formazione. Già nel 2024, Mosca ha aumentato del 70% il proprio bilancio militare, che nel 2025 raggiungerà l’8,7% del PIL. Una strategia che, secondo Kiev, punta a prolungare il conflitto ben oltre i confini attuali.
Kiev: proteste in piazza contro la stretta anticorruzione
In parallelo al conflitto esterno, si accende la tensione interna in Ucraina. Ieri migliaia di persone hanno manifestato a Kyiv contro una legge che limita l’autonomia degli organi anticorruzione NABU e SAPO, nati dopo la rivoluzione del 2014. La nuova normativa, approvata martedì, pone i due enti sotto il controllo diretto del procuratore generale, nominato dal presidente. La mossa ha allarmato sia la società civile sia i partner internazionali dell’Ucraina. Ursula von der Leyen ha chiesto chiarimenti a Zelensky, che ha reagito promettendo un nuovo disegno di legge “per garantire l’indipendenza piena delle istituzioni anticorruzione”. Bruxelles ha accolto con favore l’annuncio, sottolineando che continuerà a monitorare l’attuazione degli impegni.
Armi dagli USA, Trump: “Pagherà l’Europa”
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato americano ha approvato nuovi aiuti militari a Kiev per 322 milioni di dollari, destinati principalmente a sistemi di difesa aerea Hawk e a veicoli blindati Bradley. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che l’Europa coprirà il 100% dei costi: “Le armi saranno prodotte negli USA, pagate dall’Ue, e poi inviate a Kiev”, ha detto durante un evento sull’intelligenza artificiale, rivendicando un nuovo approccio “win-win” ai rapporti NATO-USA.
Pressione europea su Pechino
Mentre le bombe cadono, la diplomazia cerca varchi. Ieri, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha incontrato Xi Jinping a Pechino, chiedendo che la Cina “usi la sua influenza sulla Russia per porre fine alla guerra”, in qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU. Costa era accompagnato da Ursula von der Leyen.
Pyongyang rilancia
A complicare ulteriormente il quadro, Kim Jong Un ha esortato le forze armate nordcoreane a “prepararsi a una vera guerra”, durante un’esercitazione di artiglieria trasmessa dai media statali. Secondo fonti sudcoreane, oltre 10.000 soldati nordcoreani avrebbero già combattuto in Russia, con circa 600 caduti.