Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un nuovo accordo commerciale con il Giappone che prevede dazi reciproci al 15% e 550 miliardi di dollari di investimenti nipponici nell’economia americana. L’intesa, definita da Trump “forse la più importante mai firmata”, arriva dopo otto round di negoziati e scongiura l’entrata in vigore di tariffe del 25% minacciate per il primo agosto. L’accordo riguarda principalmente il settore automobilistico, con tariffe ridotte su auto e componenti giapponesi, e apre il mercato nipponico a prodotti statunitensi come riso, camion e beni agricoli. Secondo Trump, il 90% dei profitti generati dagli investimenti giapponesi resterà negli Stati Uniti, contribuendo alla creazione di “centinaia di migliaia di posti di lavoro”. La reazione dei mercati è stata immediata: l’indice Nikkei ha guadagnato oltre il 3%, trainato dai titoli automobilistici e bancari. Toyota (+15,2%), Honda (+11,38%) e Subaru (+18,31%) hanno registrato impennate significative, mentre Nomura e Mizuho Financial hanno beneficiato dell’accordo sul fronte creditizio. Il premier giapponese Shigeru Ishiba ha accolto l’intesa con prudenza, sottolineando che “l’accordo non include la spesa per la difesa” e che le importazioni di riso americano saranno regolate nel rispetto delle quote minime. L’intesa con Tokyo si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump, che ha già siglato accordi simili con Regno Unito, Vietnam e Filippine, e minaccia dazi fino al 30% contro l’Unione Europea. Mentre Washington celebra il successo diplomatico, le imprese americane restano divise: le case automobilistiche di Detroit criticano l’accordo, definendolo “sfavorevole” per l’industria nazionale. La nuova intesa segna un punto di svolta nella politica commerciale statunitense, ma lascia aperti interrogativi sulle ripercussioni globali e sull’equilibrio tra protezionismo e cooperazione.
