Il Regno Unito ha annunciato l’introduzione del primo regime sanzionatorio al mondo contro i responsabili del traffico di migranti e i facilitatori dell’immigrazione illegale. La misura, presentata dal governo laburista di Keir Starmer, prevede il congelamento dei beni, l’esclusione dal sistema finanziario britannico e il divieto di ingresso nel Paese per i soggetti coinvolti. La prima ondata di sanzioni, attiva da mercoledì, colpirà bande criminali, finanziatori, aziende che forniscono attrezzature per attraversamenti marittimi e mediatori che operano tramite reti informali come l’Hawala. “È un dovere morale smantellare queste reti e proteggere i confini,” ha dichiarato il ministro degli Esteri David Lammy, mentre la ministra dell’Interno Yvette Cooper ha parlato di “passo decisivo” nella lotta contro chi sfrutta la vulnerabilità umana. Parallelamente, negli Stati Uniti, Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto che denuncia le condizioni “disumanizzanti” nei centri di detenzione per migranti. Secondo l’organizzazione, le strutture federali continuano a praticare isolamento prolungato, negazione di cure mediche e separazione familiare, in violazione dei diritti fondamentali. Il documento evidenzia casi di abusi psicologici e fisici, con testimonianze di migranti detenuti per mesi senza accesso a un avvocato o a interpreti. La pubblicazione del rapporto ha riacceso il dibattito sulla gestione delle frontiere negli USA, dove il numero di migranti detenuti ha raggiunto livelli record nel primo semestre del 2025. Diverse ONG chiedono una riforma urgente del sistema, mentre l’amministrazione Biden non ha ancora commentato ufficialmente le accuse. Le due notizie, pur provenendo da contesti diversi, mettono in luce una crescente tensione globale attorno alla gestione dei flussi migratori e ai diritti delle persone in transito. Mentre Londra punta su misure punitive contro i trafficanti, Washington è chiamata a rispondere alle critiche sulla propria condotta interna.