È stata una notte di terrore per l’Ucraina. Oltre 100 droni kamikaze Shahed sono stati lanciati dalle forze russe contro diverse regioni del Paese, tra cui Kiev, Kharkiv, Dnipropetrovsk, Zaporizhia, Chernihiv, Sumy, Mykolaiv e Odessa. La capitale è stata colpita duramente: secondo quanto riferisce la polizia locale, una persona è morta e sei sono rimaste ferite, tra cui una ragazza di 15 anni. Le vittime sono state colpite da schegge di droni abbattuti o da frammenti di esplosioni. Tra i danni materiali si contano una scuola materna, una stazione della metropolitana, diversi magazzini e veicoli. Il fuoco è scoppiato anche sul tetto di un edificio non residenziale nel distretto di Darnytskyi. Le difese aeree sono entrate in funzione alle 23:40 di domenica, ma la minaccia è proseguita fino all’alba. Gli attacchi sono arrivati nonostante l’appello di Zelensky a Mosca per rilanciare i negoziati di pace, segno che la guerra continua ad allontanarsi da qualsiasi tregua. Anche la Federazione Russa ha vissuto ore di allarme. Per la quinta notte consecutiva, droni ucraini hanno colpito diverse aree del Paese, compresa la capitale Mosca. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa russo su Telegram, 74 droni sono stati abbattuti in sette regioni: 23 nella regione di Mosca (15 diretti verso la città), 14 nel Kursk, 12 nella regione di Rostov, 10 a Bryansk, altri 10 a Kaluga, quattro a Tula e uno a Lipetsk. Il sindaco Sergey Sobyanin ha confermato che almeno cinque droni sono stati neutralizzati nello spazio aereo della capitale, e ha parlato di un attacco “coordinato” e “ripetuto”. A Kamenolomni, nella regione di Rostov, la caduta di detriti ha provocato un incendio alla stazione ferroviaria, da cui sono state evacuate tre persone. Secondo le autorità russe, non ci sono feriti, ma l’escalation è evidente: Kiev ha intensificato gli attacchi lontano dal fronte, prendendo di mira strutture militari e logistiche russe.
Verso Istanbul: si prepara una nuova tornata di colloqui russo-ucraini
Nel mezzo di questa recrudescenza, si riaccende la possibilità di un ritorno alla diplomazia. Secondo fonti dell’agenzia russa Tass, una terza tornata di colloqui diretti tra delegazioni russa e ucraina potrebbe tenersi il prossimo fine settimana a Istanbul, come già accaduto in precedenza. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso la volontà di “ridare dinamismo” al processo negoziale, e il Cremlino ha accolto il gesto come “un segnale positivo”. Tuttavia, il portavoce russo Dmitry Peskov ha precisato che la data non è ancora stata concordata, e ha aggiunto che le rispettive bozze del processo di pace rimangono “diametralmente opposte”. “C’è ancora molto lavoro diplomatico da fare”, ha affermato Peskov, invitando alla cautela. L’annuncio arriva in un momento in cui l’intensificazione del conflitto potrebbe tanto minare quanto accelerare la volontà di negoziare. Se confermata, la ripresa del dialogo diretto tra Mosca e Kiev segnerebbe una rara occasione di distensione dopo mesi di escalation. Ma con oltre 450 droni e missili scambiati in una sola notte, resta difficile immaginare una soluzione immediata.
Sostegno europeo e tensioni con la Cina
Nel frattempo, l’Unione Europea e i suoi membri rafforzano il sostegno militare a Kiev. Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha annunciato l’invio di due sistemi Patriot all’Ucraina “il prima possibile”, considerandoli vitali per la difesa antiaerea. “Kiev ha bisogno di cinque sistemi, noi faremo la nostra parte”, ha dichiarato. Pistorius ha anche annunciato l’entrata in funzione imminente di nuovi droni d’attacco ucraini, finanziati da Berlino e progettati per colpire bersagli russi a terra. Ma sul fronte diplomatico, la tensione è palpabile. La Cina ha duramente criticato l’ultima ondata di sanzioni UE contro la Russia, che colpisce anche aziende cinesi ritenute complici del sostegno militare a Mosca. Il Ministero del Commercio di Pechino ha definito le misure “errate” e “contrarie al consenso raggiunto con Bruxelles”, accusando l’UE di compromettere le relazioni economiche e finanziarie tra i due blocchi. Nel frattempo, a Bruxelles cresce il sospetto di manovre ibride del Cremlino. Secondo fonti europee, dietro le campagne di sfiducia contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si nasconderebbe un tentativo russo di destabilizzazione politica, attraverso operazioni coordinate sui social network e nella stampa.