I sondaggi diffusi dopo le recenti elezioni per il rinnovo parziale della Camera Alta del Parlamento giapponese indicano un possibile crollo della maggioranza per la coalizione guidata dal Primo Ministro Shigeru Ishiba. Il voto, che ha coinvolto 125 dei 248 seggi totali, si è rivelato un test cruciale per la tenuta politica del governo. Secondo le proiezioni di NHK e altri media nazionali, il Partito Liberal Democratico (LDP) e il suo alleato Komeito potrebbero ottenere tra 32 e 51 seggi, ben al di sotto dei 50 necessari per mantenere il controllo della Camera Alta. Alcune stime parlano del peggior risultato per la coalizione dal 1999. La perdita della maggioranza non comporterebbe automaticamente la caduta del governo, ma aumenterebbe la pressione interna sul premier Ishiba, già indebolito dalla sconfitta nella Camera Bassa avvenuta in precedenza. Diversi esponenti del LDP hanno già ventilato l’ipotesi di un cambio di leadership, mentre l’opposizione si prepara a sfruttare la debolezza dell’esecutivo per bloccare l’agenda legislativa. Tra i temi che hanno influenzato il voto figurano l’inflazione, il caro vita, e le politiche migratorie, con un forte malcontento popolare per l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come il riso. Il partito populista Sanseito, con la sua retorica “Japanese First”, ha guadagnato terreno, passando da un solo seggio a una proiezione tra 10 e 15. Il risultato elettorale potrebbe avere ripercussioni economiche e diplomatiche: Tokyo è sotto pressione per concludere un accordo commerciale con gli Stati Uniti prima della scadenza di agosto, pena l’imposizione di dazi pesanti. In un contesto di crescente instabilità, il Giappone si trova ora a un bivio politico, tra la necessità di riforme e il rischio di paralisi istituzionale.