Un dato che in Occidente viene raramente considerato è la situazione della Russia nell’ Indopacifico. Se è vero che sicuramente la guerra in Ucraina ha assorbito molte delle risorse terrestri russe, al contrario si registra un aumento del deterrente russo navale nel Pacifico. Più precisamente ciò avviene attraverso la componente sottomarina della Marina Russa.
I due Paesi e i mari
Il Giappone è un vicino della Russia e sebbene non ci siano confini terrestri da 79 anni, Russia e Giappone si sono sempre affrontate attraverso il Mar del Giappone e il Mar di Okhotsk, la prima linea durante la guerra fredda in Asia. Con l’invasione Ucraina e il conseguente conflitto geopolitico tra Occidente e Russia il Giappone è di nuovo in prima linea. I venti di guerra soffiano in modo costante in tutta la regione, e l’Indo-Pacifico, teatro di scontro tra Cina e Stati Uniti, non è estraneo alle logiche che guidano la Difesa moscovita e per questo Vladimir Putin ha scelto di blindare da tempo le proprie frontiere. L’origine delle tensioni russo nipponiche si rintraccia nella storia, nella battaglia di Tushima che vide il Giappone vittorioso contro la Russia Zarista. In particolare l’oggetto della contesa erano le isole Curili. Neanche dopo il secondo conflitto mondiale la contesa fu risolta (da notare che non esiste un trattato di pace tra Russia e Giappone) e attualmente entrambe i Paesi reclamano la sovranità su tali isole, che rappresentano il principale punto d’accesso sul Mare di Okhotsk.
Le bolle e il Porto di Vladivostok
Ai Tempi della Guerra Fredda, la strategia sovietica sui mari era volta a creare delle bolle A2/AD (Anti-Acces, Area-Denial) utilizzando principalmente la componente nucleare basata sugli SLBN (sottomarini lanciamissili balistici) a propulsione nucleare nella strategia chiamata “dei bastioni”. Tale strategia sull’Oceano Atlantico era ideale per l’impiego degli SLBN nel mare Artico, che ha una profondità di 4000 metri nello stretto di Bering, al fine di tenere lontano mezzi navali ostili dalla linea GIUK (Greenland, Iceland, United Kingdom). Invece per l’Oceano Pacifico vennero identificate la penisola della Kamchatka, le isole Curili e il Mare di Okhotsk come aree sulle quali imperniare le bolle A2/AD. Attualmente la Flotta Russa del Pacifico può disporre di 78 unità navali in totale (58 di superficie e 20 sottomarini) e 30mila uomini e fa parte del Distretto Militare Orientale. La sua principale base operativa è Vladivostok. L’Ammiraglia della Flotta è l’incrociatore lanciamissili Varyag, poi sono presenti 2 nuove corvette classe Stereguscij, 2 cacciatorpediniere classe Sovremennyj, quattro corvette lanciamissili classe Nanuchka e 11 classe Tarantul, inoltre è presente anche una forza da assalto anfibio composta da alcune navi classe Repucha e Alligator.
Flotta sottomarina e nucleare
Tuttavia la componente più importante della Flotta del Pacifico è senza dubbio quella sottomarina in particolare quella nucleare in funzione di deterrenza: un sottomarino lanciamissili nucleari SLBN classe Borei, cinque sottomarini lanciamissili da crociera a propulsione nucleare classe Antey e sottomarini d’attacco convenzionali classe Scuka-B, insieme ad alcuni classe Kilo (sottomarini particolarmente silenziosi).
La strategia navale di Mosca nel Pacifico si basa su un approccio muscolare applicando una diplomazia coercitiva, come nel caso dell’esercitazione navale Vostok 2010 sull’isola di Etorofu. L’isola di Kunashiri (parte delle Curili) fu visitata da Medvedev nel novembre dello stesso anno, mandando un chiaro messaggio di allontanamento dalla Dichiarazione di Tokyo del 1993 che puntava a normalizzare i rapporti tra Giappone e Russia. Nel 2021 sempre nelle isole Curili, Mosca ha schierato il sistema da difesa costiero antinave K-300P Bastion e ha dichiarato di voler aumentare il numero di queste istallazioni, con il chiaro intento di creare una bolla A2/AD nell’area.
Le esercitazioni congiunte
La Russia negli ultimi anni ha effettuato diverse esercitazioni congiunte con la Cina nel Nord dell’Oceano Pacifico, esercitazioni che rientrano nella cornice di una postura muscolare nei confronti della Corea del Sud e del Giappone. Nel 2022 le Forze aerospaziali russe insieme alla PLAAF (People Liberation Army Air Force) hanno svolto un’esercitazione sul Mar del Giappone e sul Mar Cinese Orientale impiegando bombardieri strategici, in particolare 2 TU-95MS russi (turboelica) e 4 XIAN H-6K. Sempre nel 2022 la marina cinese e quella russa hanno svolto esercitazioni congiunte nella cornice di VOSTOK 2022. Queste esercitazioni che si susseguono in un quadro che appare consolidato, hanno visto nel 2024 un ennesimo episodio in cui Navi cinesi e russe hanno dato il via ad una esercitazione militare congiunta, in cui le due flotte hanno pattugliato insieme l’oceano Pacifico occidentale e settentrionale.In particolare si registra un crescente aumento di unità sottomarine dotate di missili balistici e una crescente attività nell’area. Il rischio è che questa crescente attività, assieme a quella cinese, possa stressare oltre il punto di rottura il sistema di deterrenza Giappone-USA. Infatti come si evince da quanto sopra esposto, l’attività Russa nell’area richiama la strategia sovietica dei bastioni(creazione di bolle A2/AD il cui perno soni i sottomarini SLBN) e le numerose esercitazioni con la Cina, la quale ormai ha un flotta imponente e moderna, moltiplicano la possibile minaccia all’arcipelago Giapponese nonostante la presenza americana.
Pattugliamento dell’indopacifico
Probabilmente è in questo quadro di “Teatro Globale”(espressione usata per la prima volta dal Ministro della Difesa Australiano nell’ ultimo vertice NATO) che va letto l’invito fatto dal Giappone alle potenze europee di partecipare attivamente al pattugliamento dell’indopacifico e specificatamente del Mar Meridionale della Cina. Invito poi subito supportato dagli Stati Uniti. Un interesse verso l’Europa che è anche una necessità nel contesto dei nuovi assetti geopolitici con riferimento al blocco Sino Russo. In tal senso può essere visto lo sviluppo in cooperazione con Gran Bretagna e Italia del caccia di sesta generazione G-CAP, l’Accordo ACSA (Acquisition and Cross-Service Agreement) firmato con l’Italia nel 2024 (un accordo non solo tecnico, ma anche di sicurezza e logistico militare) oltre al rafforzamento dei legami di difesa tra Giappone e Unione Europea (e i suoi Stati membri) attraverso un accordo di partenariato strategico entrato in vigore il 1º gennaio 2025.