Nell’arco di ventiquattr’ore, due crisi esplosive hanno insanguinato il Medio Oriente. Mentre a Gaza si registrano nuovi massacri e cresce lo sdegno internazionale, in Siria la tregua annunciata da Damasco fatica a reggere, dopo una settimana di violenze costata quasi mille vittime. “È stato un massacro”: così i testimoni raccontano quanto accaduto ieri vicino a due centri di distribuzione umanitaria nel sud della Striscia di Gaza. Secondo la Protezione Civile gestita da Hamas, le forze israeliane hanno aperto il fuoco su civili in attesa di cibo, uccidendo almeno 26 persone a Khan Younis e Rafah, mentre altre decine sono cadute in attacchi simili a est della Striscia. Il bilancio complessivo della giornata si aggira attorno ai 70 morti, con oltre 100 feriti. Testimoni parlano di spari da mitragliatrici montate su carri armati e droni. “Abbiamo gridato: ‘Cibo, cibo’, ma ci hanno semplicemente sparato”, ha detto una donna di 55 anni, Sanaa al-Jaberi. L’attacco ha scatenato forti reazioni internazionali. Intanto nel villaggio di Yabad, in Cisgiordania, un ragazzo palestinese di 14 anni, Amro Kabah, è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco delle forze israeliane. Secondo testimoni, i soldati avrebbero impedito i soccorsi e aggredito il padre del ragazzo, successivamente arrestato. L’ingresso principale del villaggio è stato poi sigillato con blocchi di cemento.
Parolin: “Dubbio legittimo sul raid alla chiesa”
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha espresso perplessità sull’attacco israeliano alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, definendolo “uno sviluppo drammatico”. “È legittimo dubitare che sia stato un errore”, ha dichiarato a Tg2 Post, sottolineando l’importanza della presenza cristiana come elemento di moderazione nella regione. Parolin ha ribadito la disponibilità della Santa Sede a mediare sia per Gaza che per l’Ucraina, pur riconoscendo le difficoltà tecniche di un’effettiva mediazione in assenza del consenso di entrambe le parti.
Mattarella: “Colpire chi ha fame genera odio”
Duro anche il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri a Rovereto davanti alla Campana dei Caduti: “Si uccide nei luoghi di preghiera, dove si distribuisce acqua a chi ha sete e pane a chi ha fame. Tutto ciò alimenta una spirale di odio e risentimento”. Un messaggio simbolico lanciato proprio accanto alla campana fusa coi cannoni della Prima Guerra Mondiale, per riaffermare un richiamo alla pace universale.
Hamas: “Nessun ostaggio se Israele non cede”
Sul fronte diplomatico, Hamas ha minacciato di interrompere qualsiasi accordo parziale sul rilascio degli ostaggi se Israele resterà intransigente. “Non garantiamo più la proposta di liberare 10 prigionieri”, ha dichiarato il portavoce militare Abu Obeida.Tuttavia, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ieri che “altri 10 ostaggi saranno rilasciati a breve”, elogiando il lavoro del suo inviato Steve Witkoff. Gli ultimi colloqui tra le parti, mediati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto, si sono svolti a Doha a partire dal 6 luglio. Intanto, secondo Axios, Israele avrebbe chiesto a Washington di offrire incentivi ai Paesi disposti ad accogliere palestinesi evacuati dalla Striscia, in un piano che riapre scenari controversi.
Israele, USA e Siria firmano la tregua. Ma il caos continua
Secondo l’ambasciatore USA in Turchia, Tom Barrack, Israele e Siria avrebbero firmato un accordo di cessate il fuoco con la mediazione di Turchia, Giordania e altri Paesi della regione. L’intesa, tuttavia, appare fragile. Solo mercoledì scorso Israele ha colpito Damasco con bombardamenti pesanti, prendendo di mira anche il quartier generale dell’esercito. Le autorità siriane hanno dispiegato forze di sicurezza a Sweida con l’obiettivo di ristabilire l’ordine. Ma secondo l’Osdh, scontri armati e rappresaglie continuano, mentre le comunità locali restano nel caos. Dopo giorni di massacri nella provincia drusa di Sweida, il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa ha proclamato ieri un cessate il fuoco “immediato e totale”. L’annuncio arriva dopo che il bilancio delle vittime è salito a 940 secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Solo a Sweida si contano oltre 700 morti, inclusi civili, miliziani drusi, membri delle forze governative e vittime di bombardamenti israeliani su Damasco. Al-Sharaa ha promesso la protezione delle minoranze e condannato le esecuzioni sommarie compiute da entrambe le fazioni. “Lo Stato siriano è impegnato a preservare l’unità e la sicurezza del popolo”, ha dichiarato. Nonostante l’annuncio, nella notte si sono registrati nuovi scontri nell’area di Teloul Al-Safa, mentre la situazione umanitaria peggiora: ospedali fuori uso, blackout delle comunicazioni, scarsità di cibo e medicinali.