venerdì, 18 Luglio, 2025
Esteri

Esplode la tensione tra Damasco e Tel Aviv: raid israeliani in Siria. Gaza: l’ONU lancia l’allarme umanitario

Colpito il Palazzo presidenziale in sostegno dei drusi in guerra con i sunniti. Ministro Israel Katz: "Abbiamo appena iniziato

Nella giornata di ieri, Israele ha bombardato il palazzo presidenziale siriano a Damasco, noto come “Palazzo del Popolo”, provocando un’escalation senza precedenti nel conflitto siriano. L’attacco, confermato da fonti locali e rilanciato dall’agenzia Reuters, arriva nel contesto degli scontri sanguinosi in corso nel sud della Siria, a Sweida, tra la minoranza drusa e milizie sunnite vicine al regime di Damasco. Il bilancio è drammatico: almeno 248 morti. Il governo israeliano ha giustificato l’operazione come una risposta al “massacro dei fratelli drusi”, affermando apertamente di agire in loro difesa. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha dichiarato su X: “Abbiamo appena iniziato”, una frase che ha rapidamente fatto il giro dei social. In Israele, la comunità drusa – storicamente alleata dello Stato ebraico – ha proclamato giorni di lutto e uno sciopero generale, accusando il governo di inazione. “Le IDF e il governo israeliano stanno tradendo l’alleanza morale con la nostra comunità”, ha scritto in una nota ufficiale il Consiglio druso, invitando i propri membri a “prepararsi con ogni mezzo ad attraversare il confine per soccorrere i fratelli in Siria”. Anche la Turchia ha reagito duramente: il ministero degli Esteri di Ankara ha condannato i raid israeliani su Damasco, accusando Tel Aviv di sabotare ogni possibilità di stabilizzazione nel paese.

Gaza: bilancio sempre più tragico

Intanto, proseguono senza tregua i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Secondo l’ultimo rapporto del ministero della Sanità palestinese, nelle ultime 24 ore almeno 93 persone sono state uccise e 278 ferite. Il bilancio totale delle vittime dal riavvio dell’offensiva israeliana lo scorso 18 marzo supera ora i 7.600 morti, mentre il numero complessivo dei deceduti dall’ottobre 2023 si avvicina ai 60.000. Hamas ha definito l’operazione in corso una “guerra di sterminio”, puntando il dito anche contro il sistema di distribuzione degli aiuti: “Il massacro dei civili affamati dimostra l’orrore e la brutalità del meccanismo attuale”. Sul fronte umanitario, l’ONU ha denunciato che almeno 875 persone sono state uccise nelle ultime sei settimane nei pressi dei punti di soccorso di Gaza, in particolare quelli gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), organizzazione sostenuta da Israele e Stati Uniti. La GHF ha replicato accusando “agitatori armati” di aver causato una calca mortale nel sud della Striscia, dove 20 persone sono rimaste uccise, 19 delle quali calpestate.

Francesca Albanese: “L’economia israeliana è strutturata per il genocidio”

Dura anche la posizione della relatrice speciale dell’ONU per Gaza, Francesca Albanese, intervenuta ieri a Bogotá, alla conferenza internazionale organizzata da Colombia e Sudafrica. Di fronte ai delegati di 30 Paesi, Albanese ha chiesto “l’isolamento immediato di Israele”, sostenendo che la sua economia “è strutturata per sostenere l’occupazione che ora è diventata genocida”. Albanese – sotto sanzioni statunitensi – ha denunciato anche la complicità dell’Unione Europea, accusandola di mantenere una posizione “gravissima” sui territori palestinesi. La conferenza ha visto la partecipazione di molti Paesi del Sud globale, ma anche di delegazioni di Spagna, Irlanda e Cina. L’obiettivo: trovare strategie comuni per mettere fine all’azione militare israeliana e garantire protezione alla popolazione palestinese.

Israele festeggia il blocco delle sanzioni europee

In parallelo, Tel Aviv ha espresso soddisfazione per la paralisi diplomatica dell’Unione Europea. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha definito un “successo politico” il mancato accordo tra i Paesi membri per imporre sanzioni a Israele. “Abbiamo respinto ogni tentativo ossessivo di colpire Israele nell’UE”, ha affermato.

cittadino americano ucciso in Cisgiordania

A gettare ulteriore benzina sul fuoco è arrivata la richiesta dell’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, che ha esortato lo Stato ebraico a indagare sulla morte di Seifeddin Musalat, ventenne palestinese-americano, presumibilmente linciato da coloni israeliani in Cisgiordania. La famiglia della vittima ha chiesto un’inchiesta indipendente, accusando l’esercito israeliano di aver coperto i responsabili. Il caso ha aperto un nuovo fronte diplomatico tra Washington e Tel Aviv, proprio mentre il presidente Trump si prepara a ricevere alla Casa Bianca il primo ministro del Qatar per discutere del possibile cessate il fuoco a Gaza e del rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

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