
Un po’ come una partita a tennis, alla Sinner contro Alcaraz tanto per intenderci e per rimanere sull’attualità. Di certo è una trattativa serrata, a oltranza. A meno di tre settimane dal primo agosto, giorno in cui scatteranno i dazi americani al 30% sulle importazioni europee, si intensifica il lavoro diplomatico tra Unione europea e Stati Uniti. Il Commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic ha già avuto un primo colloquio telefonico con il Segretario al Commercio americano Howard Lutnik e ieri sera ha contattato il rappresentante al Commercio statunitense Jamieson Greer. Nel frattempo i tecnici della Commissione europea sono in volo verso Washington D.C., dove continueranno le discussioni con le controparti statunitensi. Lo ha confermato un portavoce dell’esecutivo Ue nel corso del briefing quotidiano con la stampa, precisando che la Commissione non intende divulgare ulteriori dettagli: “Siamo nella fase più delicata di questi negoziati. Stiamo lavorando per raggiungere un accordo di principio prima della scadenza fissata dagli Stati Uniti per il 1° agosto”.
Il tono resta diplomatico, ma tutto sommato ancora determinato: “Non saremmo impegnati in negoziati se non pensassimo che possano portare a un buon risultato. Chiaramente pensiamo che un accordo di principio sia alla nostra portata. È su questo che stiamo concentrando tutti i nostri sforzi”.
I controdazi Ue

Bruxelles però si prepara anche allo scenario peggiore. In caso di mancata intesa, il 6 agosto scatteranno i primi controdazi Ue contro le tariffe imposte dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio. Si tratta di un pacchetto di misure dal valore di 21 miliardi di euro, fino a oggi congelato per favorire il dialogo. Una seconda lista di contromisure, dal valore ben più ampio (72 miliardi di euro) è in fase di valutazione da parte degli Stati membri e verrà finalizzata in base all’evoluzione dei negoziati. Secondo fonti vicine al dossier, nessun annuncio ufficiale sarà fatto prima del primo agosto. Sulla trattativa è intervenuta direttamente anche Giorgia Meloni, che al termine di un incontro a Palazzo Chigi con il Cancelliere austriaco Christian Stocker è stata netta: «Con il Cancelliere abbiamo parlato dei negoziati commerciali in corso tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Siamo d’accordo sul fatto che occorrerà scongiurare una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Continueremo, insieme con gli altri leader, e ovviamente in costante contatto con la Commissione europea, a lavorare per un accordo che possa essere reciprocamente vantaggioso, che deve essere concluso prima del prossimo primo di agosto”.
Il Premier ha rimarcato l’importanza di un’intesa che rafforzi le economie occidentali: “L’obiettivo, per me, rimane quello di rafforzare l’Occidente nel suo complesso, e di rendere ancora più forti le nostre economie, che sono già strettamente interconnesse. Tutti gli altri scenari sarebbero totalmente insensati nell’attuale contesto”.
Meloni riferisca in Aula

Ma la sua posizione viene criticata dalle opposizioni, che chiedono al Presidente del Consiglio di presentarsi in Parlamento. In Aula alla Camera, Partito democratico, Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Italia viva e Più Europa hanno avanzato formalmente una richiesta di informativa urgente. “Sono passate 72 ore dall’annuncio del Presidente Trump di imporre dazi all’Europa al 30% dal primo di agosto, e Meloni si è limitata a cinque righe sui social dopo 24 ore. Meloni smetta di nascondersi, esca dal silenzio assordante in cui si è chiusa in questi giorni”, le parole di Chiara Braga, Capogruppo del Pd. A lei si sono unite le voci di Chiara Appendino (M5S), Angelo Bonelli (Avs), Maria Chiara Gadda (IV), Federica Onori (Azione) e Benedetto Della Vedova (Più Europa). La Segretaria del Pd Elly Schlein ha rincarato la dose: “Chiediamo che il Presidente del Consiglio venga a riferire in Parlamento, esca dalla ‘modalità aereo’ in cui si è chiusa e venga a dirci come vuole sostenere il negoziato europeo e come vuole sostenere le imprese e i lavoratori italiani nel caso in cui, speriamo non sia reale, ci sia un’assenza di un accordo dal 1 agosto”.
Schlein ha quindi avvertito: “È difficile essere ottimisti nel momento in cui, in mezzo a un negoziato, che sosteniamo fortemente, per sventare la guerra commerciale, arriva una lettera che minaccia dazi al 30% dal 1° agosto. Sarebbero devastanti per la nostra economia. È tempo che il governo sostenga concretamente il negoziato dell’Unione europea e lo faccia anche mettendo sul tavolo le contromisure proporzionate e necessarie”.La leader del Pd ha attaccato anche l’amministrazione americana: “Trump sta difendendo gli interessi delle multinazionali del big-tech che fanno molti affari in Europa. Lui lamenta uno svantaggio della bilancia commerciale degli Usa, ma se andiamo a vedere i servizi digitali e finanziari scopriamo che non è così. Interveniamo lì con delle contromisure e vediamo se si riesce ad aprire uno spiraglio”.
Il governo difende la linea

A respingere le critiche è intervenuto il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che ha detto: “Sui dazi tutti sappiamo che è in corso una interlocuzione molto forte tra i governi nazionali, l’Ue e gli Usa. Il governo lavora, lavora in silenzio e riferirà in Parlamento a tempo debito. Il governo non è mai scappato, non ha intenzione di scappare. Chi conosce Meloni sa che ha il coraggio di affrontare gli avversari politici in Parlamento e fuori. Si tratta di rispettare il lavoro febbrile in corso in queste ore”.

Sul tema è intervenuto anche il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “L’Europa deve arrivare a un ragionevole compromesso. Trattare senza mollare un centimetro. Il risultato ottenuto dalla Gran Bretagna con i dazi al 10% è una soglia sostenibile. Non credo si possa andare molto lontano da quel numero. Oltre, i mercati si perdono”.
Giorgetti ha quindi lanciato un chiaro avvertimento sul rischio di danni strutturali per l’industria europea: “Andare troppo oltre la soglia del 10% sulle tariffe diventa insostenibile”.
Tajani a Washington

Nel frattempo a Washington il Ministro degli Esteri Antonio Tajani moltiplica gli incontri: “Vogliamo raggiungere un accordo e trattare a testa alta. L’obiettivo è creare un grande mercato Europa-Stati Uniti-Canada-Messico. È il grande sogno che dobbiamo realizzare, e dobbiamo cominciare dalla prima tappa che è quella dell’accordo con gli Stati Uniti”. Tajani ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia alla trattativa condotta da Sefcovic: “Sosteniamo l’azione del Commissario, cercando di dare anche delle buone idee. Naturalmente operiamo anche nell’interesse dei prodotti italiani e della nostra industria, che non deve essere danneggiata dalle tariffe”.

Sulla questione è intervenuto anche il Vicepremier Matteo Salvini: “È chiaro che i dazi non sono mai una buona notizia. Non penso che l’Europa possa infilarsi in una guerra commerciale con Stati Uniti e Cina che la vedrebbe sicuramente perdente. Occorre calma, buon senso, occorre trattare”. Poi l’affondo ironico: “Rido o tremo all’idea che qualcuno si sieda al tavolo con Trump parlando di ‘bazooka’, perché la trattativa finisce male”, facendo riferimento a quanto ‘minacciato’ da Macron nei confronti di Trump.