Un nuovo capitolo si apre nella guerra in Ucraina. Il presidente americano Donald Trump ha lanciato ieri un ultimatum al Cremlino: 50 giorni per porre fine all’invasione o Mosca dovrà affrontare una raffica di sanzioni e dazi doganali “devastanti”. Mentre ieri i razzi russi colpivano aree residenziali nel Donetsk, si attende una risposta da Putin. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha dichiarato che “Putin risponderà quando e se lo riterrà necessario”. Ma il tempo stringe: 50 giorni, poi sarà scontro frontale. In parallelo, Trump ha sbloccato un maxi pacchetto da 10 miliardi di dollari per armare Kiev, ma con un escamotage: gli Stati Uniti venderanno le armi agli alleati europei della NATO, che poi le trasferiranno all’Ucraina. Il conto, dunque, lo pagherà l’Europa. Il cambio di rotta di Trump – che fino a poche settimane fa prometteva di “finire la guerra in un giorno” – si accompagna a una crescente frustrazione nei confronti di Vladimir Putin. “Sono deluso, ma non ho chiuso con lui”, ha detto in un’intervista alla BBC. Secondo fonti del Financial Times, durante una telefonata con Volodymyr Zelensky il 4 luglio, Trump avrebbe chiesto: “Puoi colpire Mosca? E San Pietroburgo?”. “Assolutamente, se ci date le armi”, avrebbe risposto il presidente ucraino. È l’idea dell’“escalation per ottenere la de-escalation”: colpire nel cuore della Russia per forzare il Cremlino al tavolo. Secondo il Washington Post, Trump ha valutato anche l’invio di missili Tomahawk, capaci di raggiungere Mosca, ma al momento la misura non è stata approvata. Il pacchetto di armi include invece l’autorizzazione all’uso dei missili Atacms al massimo della loro gittata (300 km) per colpire in profondità basi e depositi russi.Intanto l’Onu ha lanciato ieri un nuovo appello per la fine immediata dell’invasione russa, dopo che giugno è stato il mese più letale per i civili dal 2022. “Serve una pace duratura nel rispetto del diritto internazionale. I responsabili di crimini devono rispondere delle loro azioni”, ha detto l’Alto Commissario per i Diritti Umani.
Berlino chiede rapidità
Il nuovo approccio di Trump divide, soprattutto negli Stati Uniti. Steve Bannon e l’ala radicale repubblicana lo accusano di aver tradito la promessa elettorale di non coinvolgere più l’America nelle guerre straniere. Ma in Europa il clima è diverso. Il ministro della Difesa tedesco Pistorius ha dichiarato che “ora tocca a noi aprire il portafogli”, elogiando la decisione di Washington come “migliore del disimpegno”. Anche Gunther Krichbaum (Esteri tedesco) ha ribadito: “I costi saranno a carico degli alleati europei. La priorità è consegnare le armi subito, le scorte ucraine sono in esaurimento”. L’accordo con Trump prevede l’acquisto di batterie Patriot anche da parte di Germania, Danimarca, Olanda, Canada, Norvegia, Svezia e Regno Unito. Secondo il ministro francese Jean-Noël Barrot, “Putin sta perdendo sul campo e attacca civili. Le decisioni di Trump lo costringeranno a guardare in faccia la realtà”. Barrot sarà a Kiev il 21 luglio per rafforzare il sostegno europeo.
Kiev cambia premier, Ue accelera sull’adesione
In Ucraina, nel frattempo, è stato ufficializzato un rimpasto di governo: Julija Svyrydenko è la nuova prima ministra. Una nomina accolta positivamente a Bruxelles, dove la Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo ha votato per accelerare il processo di adesione dell’Ucraina all’UE. Il testo approvato elogia i progressi democratici di Kiev, pur segnalando debolezze persistenti nella magistratura. L’obiettivo è aprire formalmente i gruppi negoziali entro l’autunno.
Sanzioni UE rinviato per colpa di tre Paesi
Sul fronte sanzioni, però, l’Europa è ancora bloccata. Il 18º pacchetto contro la Russia, che include nuove restrizioni energetiche e un abbassamento del tetto al prezzo del greggio russo da 60 a 45 dollari, è stato rinviato per l’opposizione di Slovacchia, Ungheria e Austria. Si spera in un via libera domani, nella riunione del Coreper. Kaja Kallas, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha commentato: “Se gli USA non sono a bordo sul price cap, andremo avanti con gli altri Paesi del G7. Non possiamo più aspettare”. Anche l’Italia, per voce del ministro degli Esteri Antonio Tajani, sostiene la linea dura: “Pace sì, ma bisogna convincere Putin con la forza: sanzioni, armi e un chiaro messaggio. Sono d’accordo con Trump, dobbiamo essere duri”.
Gergiev a Caserta, è polemica
Fuori dall’ambito strettamente politico, ha fatto discutere l’invito del direttore d’orchestra Valerij Gergiev alla rassegna “Un’estate da Re” alla Reggia di Caserta. Il direttore artistico Antonio Marzullo ha difeso la scelta, definendo Gergiev “un grande artista”. Ma la vedova di Navalny, Julija Navalnaja, ha lanciato un appello pubblico: “Gergiev è un complice di Putin. La guerra continua, ogni invito a personaggi del genere è un insulto alle vittime”. Anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, ha chiesto l’annullamento dell’invito.