lunedì, 14 Luglio, 2025
Agroalimentare

Fauna selvatica. CIA-Agricoltori: incontro con il Ministro Lollobrigida, “Finalmente si inverte rotta”

Fini: necessari indennizzi automatici per le imprese colpite

Doppiette contro la fauna selvatica, anche gli agricoltori “muniti di licenza venatoria e specifica formazione”, potranno partecipare direttamente ai piani di “contenimento”. La proposta di riforma della legge 157/92 sulla fauna selvatica rappresenta secondo la Cia-Agricoltori, è un atteso “primo passo concreto per la revisione di una normativa obsoleta e carente che, ormai da anni”, secondo la Confederazione, “non consente più di far fronte all’emergenza ungulati, nonostante i danni milionari ad agricoltura e ambiente, il rischio di malattie, gli incidenti stradali sempre più frequenti e le minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane”.

La legge, svolta epocale

La Cia-Agricoltori Italiani mette così il punto sulla proposta di disegno di legge in materia nell’incontro organizzato a Roma, presso la sede nazionale, con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Siamo davanti a una svolta epocale per provare a cambiare una legislazione vecchia di trent’anni che non risponde più alle mutate condizioni agricole, ambientali e faunistiche del Paese”, spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, “Se la legge del 1992 si focalizzava sulla protezione della fauna, oggi la situazione si è ribaltata, con alcune specie in sovrannumero se non infestanti”.

Cinghiali balzo della popolazione

L’esempio più lampante secondo la Confederazione riguarda i cinghiali, “responsabili dell’80% dei danni al settore agricolo: si è passati da una popolazione di 50 mila capi in Italia nel 1980 ai 900 mila nel 2010, fino agli oltre 2 milioni di oggi”. Quindi evidenzia Fini, “apprezziamo che il ministro Lollobrigida abbia aperto la strada, con il ddl, alla costruzione di un nuovo quadro normativo sul tema”, continua il Presidente della Confederazione, “Non si può aspettare ancora, la situazione è fuori controllo e servono strumenti efficaci e adeguati per mettere fine all’emergenza”.

Il ruolo attivo degli agricoltori

In particolare, tra le istanze di Cia accolte nel testo attuale del disegno di legge, spicca il riconoscimento del ruolo attivo degli imprenditori agricoli nel controllo della fauna selvatica, in primis dei cinghiali. Il ddl prevede, infatti, sottolinea la CIA-Agricoltori, “la possibilità per gli agricoltori, muniti di licenza venatoria e specifica formazione, di partecipare direttamente ai piani di contenimento, anche in contesti emergenziali, contribuendo da un lato a un presidio più capillare e tempestivo del territorio e, dall’altro, rispondendo alla richiesta del settore di strumenti operativi per difendere le colture e il bestiame e tutelare l’attività agricola”.

Disegno di legge che inverte la rotta

Positivo, per Cia, anche il potenziamento della funzione degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), ai quali è affidato il compito di promuovere sinergie con il mondo agricolo e che potranno incentivare pratiche favorevoli al riequilibrio della fauna selvatica. “Il disegno di legge messo sul tavolo dal ministro Lollobrigida è fondamentale per iniziare a invertire la rotta sulla questione animali selvatici, diventata insostenibile da Nord a Sud Italia”, evidenzia Fini, “Da parte di Cia c’è la massima disponibilità a lavorare insieme per cogliere appieno l’opportunità di riformare la materia, riconoscendo pari dignità alle esigenze di tutela ambientale e a quelle produttive”.

Indennizzi automatici

In questo senso, Cia-Agricoltori ha riportato al ministro tre punti chiave che dovrebbero assolutamente trovare spazio all’interno del ddl, a partire dall’introduzione di strumenti automatici di indennizzo per i danni provocati dalla fauna selvatica, che ormai si aggirano tra i 50-60 milioni di euro l’anno. È una delle richieste più sentite dalla Confederazione e da tutti gli agricoltori: l’istituzione di un fondo di compensazione e di procedure semplificate per il ristoro”.

Cabina di regia contro la frammentazione

Infine per la Confederazione , servirebbe una cabina di regia nazionale, anche con rappresentanza agricola, “perché la responsabilità del contenimento è ancora troppo frammentata tra enti diversi (Regioni, Province, forze di polizia, gestori delle aree protette) con rischio di scarsa efficacia; infine, un maggiore ruolo delle organizzazioni agricole nella governance e nella programmazione faunistico-venatoria”.

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