giovedì, 10 Luglio, 2025
Esteri

Gaza, proseguono i negoziati: nodo sul ritiro israeliano, nuovi raid e 40 morti

Netanyahu a Washington: "Parlato con Trump del rilascio ostaggi". Idf: ucciso un comandante di Hezbolllah nel sud del Libano

I negoziati in corso a Doha tra Israele e Hamas sembrano destinati a protrarsi ancora. I mediatori non hanno intenzione di lasciare la capitale del Qatar a breve, e il principale punto di attrito resta lo stesso: il ritiro delle forze armate israeliane (IDF) dalla Striscia di Gaza. Secondo fonti diplomatiche, Hamas insiste sul ritorno alle posizioni precedenti al cessate il fuoco interrotto lo scorso marzo, mentre Israele non intende abbandonare del tutto aree chiave come l’asse Morag, il corridoio militare costruito tra Khan Yunis e Rafah, divenuto un punto strategico per controllare il sud della Striscia. Anche se su alcuni temi si è raggiunto un principio d’intesa – come gli aiuti umanitari da gestire sotto l’egida dell’ONU – le mappe del futuro ridispiegamento militare israeliano restano il nodo centrale del confronto. Hamas pretende garanzie statunitensi che Israele non riprenda le ostilità allo scadere di un’eventuale tregua di 60 giorni. Da Washington, l’inviato Steve Witkoff ha assicurato che il presidente Trump è pronto a prolungare il cessate il fuoco se le trattative saranno in corso.

Trump-Netanyahu

Nel frattempo, a Washington, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto ieri un nuovo incontro con il presidente Donald Trump, il secondo in 48 ore. Al centro del colloquio, durato circa 90 minuti, lo scambio di prigionieri e ostaggi, ma anche il tema del ripiegamento militare e degli aiuti umanitari. Netanyahu ha ribadito la linea dura del governo: “Continueremo fino a raggiungere tutti i nostri obiettivi: liberare tutti gli ostaggi, vivi e morti; smantellare le capacità militari e di governo di Hamas; e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. Ha inoltre affermato che “le pressioni militari restano indispensabili” e che “ogni giorno si paga un prezzo doloroso in vite israeliane”. Il premier ha anche evocato una possibile espansione degli Accordi di Abramo, dichiarando che “si aprono nuove opportunità per ampliare il cerchio della pace”.

40 morti a Gaza in 24 ore

Sul campo, però, il conflitto non dà tregua. Le IDF hanno annunciato di aver colpito oltre 100 obiettivi di Hamas nelle ultime ore, inclusi tunnel, postazioni missilistiche e depositi di armi. Durante le operazioni di terra, è stato scoperto un arsenale nascosto in un edificio civile a Shejaiya. Nel frattempo, l’esercito ha allargato le operazioni a Beit Hanun, nel nord di Gaza City, dove sta cercando di accerchiare la zona. L’IDF ha riferito di voler “distruggere le infrastrutture terroristiche ed eliminare le capacità operative di Hamas”. Nei giorni scorsi, cinque soldati israeliani sono stati uccisi in un’imboscata nella stessa area. Secondo le autorità palestinesi, almeno 40 persone sono morte ieri nella Striscia, tra cui numerosi bambini. Un raid su una tenda di sfollati a Khan Yunis e un altro su un campo profughi nel nord hanno provocato venti vittime. Altre otto persone, tra cui due bambini, sono morte a Gaza City, nel bombardamento del campo di Al-Shati. In Libano, le IDF hanno annunciato di aver ucciso un comandante di Hezbollah nel sud del Paese, mentre proseguono gli scontri lungo il confine settentrionale.

Due Stati? “Non è realistico”

Intanto, sul fronte politico, si riaccende il dibattito sulla soluzione dei due Stati. La vice ministra degli Esteri israeliana Sharren Haskel ha dichiarato che “oggi non è sul tavolo”, spiegando che uno Stato palestinese verrebbe inevitabilmente controllato da Hamas, dato che l’Autorità Nazionale Palestinese non indice elezioni da vent’anni. La Knesset, ha aggiunto, ha bocciato a larga maggioranza qualsiasi riconoscimento statale della Palestina. Haskel ha ribadito che una tregua prolungata consentirebbe solo una riorganizzazione di Hamas. “Non ci fermeremo – ha detto – finché l’ultimo ostaggio non sarà a casa e Hamas non sarà più una minaccia”.

Albanese accusa: “Italia, Francia e Grecia violano il diritto internazionale”

Critiche pesanti sono arrivate da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi. Su X, ha denunciato i governi di Italia, Francia e Grecia per aver concesso passaggio sicuro nello spazio aereo a Netanyahu, nonostante il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale. “Le violazioni dell’ordine giuridico internazionale – ha scritto – mettono in pericolo tutti noi”.

Le comunità musulmane europee chiedono una svolta

Infine, un gruppo di organizzazioni islamiche europee, rappresentanti di 15mila moschee e centri culturali, ha lanciato un appello alle istituzioni dell’UE. Tra le richieste: cessate il fuoco immediato, riconoscimento della Palestina, rilascio degli ostaggi, accesso agli aiuti umanitari e stop alla vendita di armi che possono essere usate per crimini di guerra. Il documento denuncia una catastrofe umanitaria senza precedenti a Gaza e accusa le autorità israeliane di ostacolare l’accesso al cibo e spingere allo sfollamento forzato. Le organizzazioni criticano inoltre l’“inerzia” delle leadership europee e riaffermano l’impegno al dialogo con le comunità ebraiche: “Razzismo, islamofobia e antisemitismo non hanno posto nelle nostre società”.

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