“La vera disuguaglianza del futuro non sarà tra chi lavora e chi no. Sarà tra chi è in grado di imparare e adattarsi, e chi rimane escluso. Oggi, meno della metà degli adulti italiani (46%) possiede competenze digitali di base. Solo il 22% ha competenze avanzate. Lavoro da remoto, flessibilità, nuove competenze digitali non sono più eccezioni. Sono strutture permanenti della nuova economia. Nel 2024, oltre 3,5 milioni di italiani hanno lavorato da remoto, secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Serve una risposta strutturale. E serve ora”.
Lo ha affermato il presidente dell’INPS Gabriele Fava oggi a Roma al convegno “Il lavoro di domani. Come cambia e perché non dobbiamo temere l’innovazione” in occasione della presentazione del libro bianco sulle ICT di Assinter Italia, l’Associazione nazionale che raggruppa le aziende in house ICT.
“Il lavoro cambia. L’identità cambia. La società cambia. Ma una cosa non deve mai cambiare: La capacità delle istituzioni di custodire l’umano dentro ogni trasformazione. Se oggi l’intelligenza artificiale ci aiuta a decidere, sta a noi decidere chi vogliamo essere. L’INPS è all’avanguardia nell’uso della IA. Abbiamo migliorato l’App INPS Mobile con l’IA per renderla più accessibile. I risultati sono stati immediati: 30 milioni di servizi erogati in 6 mesi. Utilizziamo algoritmi per lo smistamento intelligente di oltre 5 milioni di PEC l’anno e abbiamo diversi Chatbot come il Consulente Digitale pensioni, utilizzato nel 2024 da oltre 2 milioni di cittadini. È una scelta culturale: usare l’intelligenza artificiale per avvicinare le persone, non allontanarle. Trasformare il welfare da procedura a relazione.
Se le macchine sostituiscono il lavoro umano, la risposta non può essere la rassegnazione. La risposta è la trasformazione. Ricostruire il lavoro dove l’essere umano è insostituibile. Molte professioni cambieranno. Alcune scompariranno. Ma il lavoro non finisce: cambia forma. Per ogni attività automatizzabile, dobbiamo saperne generare una nuova, più umana, più relazionale, più orientata alla cura, all’educazione, alla coesione sociale. Molte professioni cambieranno. Alcune scompariranno. Ma il lavoro non finisce: cambia forma. Per ogni attività automatizzabile, dobbiamo saperne generare una nuova, più umana, più relazionale, più orientata alla cura, all’educazione, alla coesione sociale”, continua Fava.
“Questo è possibile solo con una strategia nazionale fondata su quattro pilastri: Politiche attive; formazione continua e personalizzata; integrazione strutturale tra pubblico e privato; innovazione sociale. Il compito dell’INPS non è solo garantire tutele. È offrire visione, coraggio e responsabilità. Perché il futuro non lo si subisce. Il futuro si costruisce e lo si costruisce insieme”, conclude il presidente INPS.
