sabato, 5 Luglio, 2025
Economia

Commercio al rallentatore, carrelli più vuoti e spese più alte: la crisi dei consumi non si arresta

Allarme delle associazioni di categoria dopo i dati Istat: vendite giù, potere d’acquisto in calo e rete dei piccoli negozi sempre più fragile

Non sono di certo notizie positive quelle comunicate ieri dall’Istat relative al mese di maggio che ha fatto segnare, purtroppo, una nuova battuta d’arresto per il commercio al dettaglio in Italia. Scorrendo nel particolare i dati Istat diffusi dall’Istituto di statistica, le vendite sono diminuite dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume rispetto ad aprile. Entrando ancora di più nello specifico, il comparto più colpito è quello l’alimentare, con un calo dell’1,2% in volume, a fronte di una riduzione dello 0,9% in valore. I beni non alimentari, invece, restano stabili. A preoccupare, però, è soprattutto la dinamica tendenziale. Su base annua, se da un lato il valore delle vendite registra un +1,3%, dall’altro i volumi scendono dello 0,3%, segno che gli italiani continuano a spendere di più per acquistare meno. Un effetto diretto della persistente inflazione e della perdita di potere d’acquisto.

Il quadro delineato da Istat conferma che anche i beni essenziali vengono coinvolti nella contrazione della spesa. Nei primi cinque mesi del 2025, il comparto alimentare ha segnato una flessione dello 0,9% in volume, nonostante una crescita dell’1,8% in valore. In pratica, il carrello si svuota, ma lo scontrino cresce. Secondo Assoutenti, questo si traduce in una riduzione della spesa reale pari a 6 miliardi di euro annui per cibo e bevande.

Campanello d’allarme

Un campanello d’allarme che tutte le associazioni di imprese e consumatori leggono come un segnale chiaro: la crisi del potere d’acquisto è ancora lontana dalla fine. Particolarmente critico il commento di Confesercenti, che parla di “preoccupante arretramento” e prevede, nel secondo trimestre, una contrazione tendenziale dei volumi pari al –0,7%. “Il 2025 afferma l’associazione si appresta a diventare il quarto anno consecutivo di riduzione delle vendite reali”, la critica.

La colpa non è solo dell’inflazione: a pesare è anche il ridimensionamento della rete di piccole superfici commerciali, che si stanno rarefacendo nei centri urbani. Le botteghe e i negozi di prossimità, secondo una nota diramata da Confesercenti, rischiano di diventare eccezioni: “Siamo di fronte a una razionalizzazione al ribasso degli acquisti, anche su beni essenziali. Servono una riforma fiscale e sostegni mirati alle attività locali”.

“Più spesa per meno prodotti

Sulla stessa linea Adoc, che ha sottolineato l’aumento dei prezzi degli alimentari a fronte della contrazione dei volumi: “Gli italiani spendono di più per avere carrelli più vuoti”, si è letto nella nota. “L’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto. Il rischio povertà è concreto, nonostante i dati positivi sull’occupazione”. L’associazione lancia anche la campagna ‘Occhio ai saldi’, in vista della stagione estiva, invitando i consumatori a pretendere sconti autentici e segnalare anomalie: “I saldi devono essere una vera occasione per le famiglie che hanno rinviato gli acquisti nei mesi scorsi”. Secondo Confcommercio i dati di maggio confermano una situazione stagnante, in cui a guidare i movimenti di spesa sono ancora i beni alimentari: “Moda, arredamento e calzature restano in sofferenza. Le speranze sono affidate ai saldi estivi”. L’Ufficio Studi dell’associazione lancia un altro allarme: il commercio elettronico, che ha triplicato i volumi nell’ultimo decennio, appare ora in fase di ridimensionamento.

La crescita della grande distribuzione (+3,2% su base annua) non riesce a compensare le perdite delle piccole superfici (–0,4%) e del commercio online (–0,9%). Le vendite fuori dai negozi restano stabili.

“Italiani più prudenti”

Per Federdistribuzione l quadro economico resta segnato da un’incertezza diffusa, aggravata dalle tensioni geopolitiche e dalla questione dei dazi: “In questo contesto cresce la propensione al risparmio e si allontana la ripresa dei consumi. Le famiglie fanno scelte più caute, e le prospettive di crescita restano deboli”. Più diretto il commento del Codacons: “Dopo l’illusione ottica di aprile, alimentata dalle festività pasquali, le vendite tornano a calare. I dati dimostrano come i rincari degli alimentari stiano colpendo duramente i consumatori: si compra meno e si spende di più”.

Le vendite di maggio”, secondo il Presidente dell’Unc Massimiliano Dona, “sono desolanti. Speriamo che i saldi di luglio possano invertire la rotta, ma solo se i commercianti offriranno sconti superiori rispetto agli anni scorsi”.

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