Nuovo episodio di tensione lungo la Zona Demilitarizzata (DMZ) che separa le due Coree. Il 2 luglio, una decina di soldati nordcoreani ha attraversato il confine fortificato nella parte orientale della DMZ, spingendosi per alcuni metri in territorio sudcoreano. L’esercito di Seoul ha reagito sparando colpi d’avvertimento, costringendo i militari a ritirarsi immediatamente oltre la linea di demarcazione. Secondo lo Stato Maggiore sudcoreano, l’incursione è avvenuta intorno alle 17:00 ora locale e potrebbe essere stata non intenzionale. I soldati nordcoreani, infatti, erano impegnati in lavori di costruzione e trasportavano materiali edili. Tuttavia, l’episodio ha riacceso i timori di incidenti armati in una delle aree più militarizzate al mondo. La DMZ, lunga 248 chilometri e larga 4, è il confine più sorvegliato del pianeta. Qualsiasi sconfinamento, anche accidentale, viene trattato con la massima allerta. Lunedì, solo 24 ore prima dell’incidente, l’esercito sudcoreano aveva segnalato la presenza di oltre 1.500 soldati nordcoreani impegnati in esercitazioni nella zona. Il governo di Seoul ha convocato una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale, mentre il presidente Yoon Suk-yeol ha chiesto “massima vigilanza e prontezza operativa”. Nessun commento ufficiale è giunto da Pyongyang, che negli ultimi mesi ha intensificato le attività militari lungo il confine, tra cui l’installazione di mine e la distruzione di collegamenti stradali. L’episodio si inserisce in un contesto di crescenti tensioni bilaterali, con la Corea del Nord che ha recentemente dichiarato di voler chiudere definitivamente il confine con il Sud, definendolo “nemico principale”.
