Una decisione del Pentagono ha scosso ieri l’equilibrio del fronte ucraino: gli Stati Uniti hanno sospeso l’invio di alcuni sistemi d’arma all’Ucraina, in particolare missili antiaerei e munizioni di precisione. A motivare la scelta, secondo quanto riportato da Politico, sarebbe stato il timore per l’eccessivo calo delle scorte strategiche americane. La Casa Bianca ha confermato il blocco, spiegando che la revisione interna al Dipartimento della Difesa ha portato a mettere “al primo posto gli interessi nazionali”. “La potenza militare degli Stati Uniti resta intatta — ha dichiarato la portavoce Anna Kelly —, basta guardare a quanto accaduto in Iran”. A Kiev, la notizia è stata accolta con inquietudine. Il governo ucraino ha convocato l’incaricato d’affari americano per chiedere spiegazioni. Il timore è che questa svolta possa compromettere le difese aeree, proprio mentre il fronte orientale continua a essere colpito dai raid russi. Per il Cremlino, la decisione rappresenta un possibile punto di svolta. “Meno armi all’Ucraina, più vicina la fine dell’operazione militare speciale”, ha commentato il portavoce Dmitri Peskov. La propaganda russa ha subito colto l’occasione per rafforzare l’idea che la controffensiva ucraina sia ormai in declino.
Raid su Kherson e Kharkiv
Nel frattempo, la guerra non rallenta. Ieri l’artiglieria russa ha colpito un ospedale di Kherson, ferendo almeno otto persone — tra cui cinque pazienti e tre membri dello staff sanitario. Il governatore della regione, Oleksandr Prokudin, ha denunciato l’attacco sui social. Nella notte, altri raid russi hanno interessato Kharkiv, dove un attacco con droni ha provocato un morto e un ferito in un’azienda agricola. Le forze russe hanno inoltre colpito una pompa di benzina, edifici residenziali e infrastrutture civili. Attacchi sono stati registrati anche nella regione di Odessa e a Dnipro. Secondo l’aeronautica ucraina, nella notte Mosca ha lanciato quattro missili S-300 e oltre un centinaio di droni. La maggior parte sarebbe stata intercettata, ma i danni sul territorio restano gravi. In risposta, le forze armate ucraine hanno annunciato un attacco mirato contro la raffineria di Saratovorgsintez, nella regione russa di Saratov. L’impianto, che fornirebbe carburante alle truppe russe, è stato colpito con successo, provocando un vasto incendio. Colpito anche lo stabilimento Kupol a Izhevsk, specializzato nella produzione di sistemi missilistici.
Trump, sanzioni allentate e pressioni ridotte su Mosca
Dietro lo stop americano alle forniture militari a Kiev si cela un più ampio mutamento di strategia. Un’inchiesta del New York Times ha rivelato che dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno interrotto l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia. Anzi, alcune restrizioni sono state alleggerite o silenziosamente ritirate.
Tra queste, la revoca delle misure contro Karina Rotenberg, moglie dell’oligarca Boris Rotenberg, legato da lunga amicizia con Putin. La cancellazione delle sanzioni è passata sotto traccia, relegata in fondo a un bollettino ufficiale, senza alcuna spiegazione. A febbraio, l’amministrazione Trump ha anche chiuso la task force KleptoCapture, creata nel 2022 per sequestrare gli asset degli oligarchi russi. Al suo posto, è stata istituita una nuova unità dedicata a Hamas. Secondo gli analisti, l’approccio trumpiano privilegia leve negoziali e concessioni selettive. “Trump non vuole strumenti di pressione contro Putin”, ha spiegato Edward Fishman della Columbia University. “Senza il mantenimento delle sanzioni, Mosca riesce ad aggirarle facilmente”, ha aggiunto Elina Ribakova del Peterson Institute. Il New York Times ha individuato oltre 130 aziende in Cina e Hong Kong che offrono alla Russia chip vietati dalle sanzioni internazionali. Nessuna di queste risulta sanzionata dagli Usa. La Hk Gst Limited, ad esempio, pubblicizza componenti elettronici cruciali per i missili Kh-101, utilizzati nei recenti raid su Kiev.
Tajani: “Cessate il fuoco prima del 2026? Difficile”
Intanto, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si mostra scettico su una tregua a breve termine. “Non credo che si possa arrivare a un cessate il fuoco prima del 2026”, ha dichiarato in un’intervista. Eppure, la prossima settimana, Roma ospiterà la Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina, prevista per il 10 e 11 luglio, con la partecipazione del presidente Zelensky. “Le trattative per la pace e la ricostruzione possono andare di pari passo”, ha detto Tajani.
Papa Leone XIV: “La pace torni presto in Ucraina”
In questo clima teso, ieri Papa Leone XIV ha incontrato i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Al termine dell’udienza ha intonato il Padre Nostro in ucraino, lanciando un appello commosso: “Non è facile parlare di speranza a chi ha perso i propri cari, ma ricevo testimonianze di fede da un popolo che continua a credere. Prego affinché la pace torni presto nella vostra patria”.