A partire dal 7 luglio, la Polonia ripristinerà temporaneamente i controlli alla frontiera con la Germania, una decisione annunciata dal primo ministro Donald Tusk durante una riunione del Consiglio dei Ministri. La misura, che interesserà anche il confine con la Lituania, è stata giustificata con la necessità di contrastare l’immigrazione irregolare e rispondere alle politiche già adottate da Berlino. “La nostra pazienza si è esaurita”, ha dichiarato Tusk, riferendosi ai presunti respingimenti di migranti da parte tedesca verso la Polonia. “Non possiamo più tollerare pratiche che rendono difficile determinare chi debba effettivamente essere accolto nel nostro Paese”, ha aggiunto, sottolineando che la decisione è “irrevocabile, a prescindere dalle emozioni nelle capitali degli altri Paesi”. La mossa arriva in un contesto di crescente pressione politica interna, con l’estrema destra che accusa il governo di debolezza sul fronte migratorio. Tusk ha però respinto le ronde di volontari organizzate da gruppi nazionalisti lungo il confine, definendole “vergognose e scandalose”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha replicato con fermezza, negando l’esistenza di rimpatri forzati e parlando di “accuse infondate”. Berlino aveva già reintrodotto controlli straordinari al confine con la Polonia nel settembre 2024, ufficialmente per motivi di sicurezza. Secondo le regole di Schengen, i controlli alle frontiere interne possono essere reintrodotti solo in circostanze eccezionali e per periodi limitati. Tuttavia, negli ultimi anni, sempre più Paesi hanno fatto ricorso a queste deroghe, spesso per motivi legati al consenso politico. La Commissione Europea ha chiesto chiarimenti a Varsavia, mentre le associazioni per i diritti umani temono un ulteriore deterioramento della libertà di movimento all’interno dell’Unione.