L’offensiva tra Ucraina e Russia continua a intensificarsi, con un’escalation militare, diplomatica e finanziaria che, a quasi due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione, mostra pochi segnali di distensione. Ieri l’Ucraina ha rivendicato un attacco con droni a lungo raggio contro un impianto militare nella città russa di Izhevsk, a oltre 1.300 km dal confine. Nello stabilimento Kupol, secondo Kiev, vengono prodotti droni e sistemi di difesa aerea. Le autorità russe confermano un incendio e la presenza di vittime. Allo stesso tempo, fonti dell’intelligence ucraina hanno attribuito a un’esplosione a bordo della petroliera Vilamoura, al largo della Libia, la possibile compromissione di una nave legata alla “flotta ombra” di Mosca per l’esportazione illegale di petrolio. Il rimorchiatore Boka Summit sta trainando la nave danneggiata verso il Golfo di Laconia. Mentre Washington preme per una soluzione diplomatica, Mosca mantiene una linea ambigua. Il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia “non intende temporeggiare”, ma resta determinata a raggiungere gli obiettivi dell’“operazione militare speciale” anche per vie politiche. Tuttavia, ha accusato Kiev di continuare ad attaccare “città pacifiche”, condannando i raid ucraini. Peskov ha inoltre ringraziato gli Stati Uniti per gli sforzi negoziali guidati dal team del presidente Trump, pur affermando che “è difficile aspettarsi un’accelerazione”. Tra le richieste russe per una tregua: il riconoscimento della Crimea e delle altre regioni occupate, nonché la garanzia che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO.
Mosca avanza lentamente
Secondo un’analisi dell’agenzia France-Presse basata sui dati dell’Istituto per lo Studio della Guerra (ISW), l’esercito russo ha conquistato 588 km² di territorio ucraino nel mese di giugno, il dato mensile più alto dall’autunno 2024. Tuttavia, il totale guadagnato da Mosca dall’inizio del conflitto rappresenta ancora meno dell’1% del territorio ucraino prebellico. La maggior parte dei progressi si registra a est, soprattutto nella regione di Donetsk. Avanzate significative anche a Sumy (320 km² conquistati da inizio anno) e un primo insediamento preso a Dnipropetrovsk, regione fino a oggi rimasta immune da occupazioni. Il controllo complessivo russo si estende ormai su circa il 19% del territorio ucraino. Il mese di giugno ha segnato un’escalation anche nel numero di droni lanciati dalla Russia: oltre 5.400, il dato mensile più alto dall’inizio della guerra. Questi attacchi, spesso combinati con droni “esca”, mirano a saturare le difese ucraine e colpiscono sistematicamente infrastrutture energetiche e aree civili. Anche i missili sono aumentati: 236 lanciati a giugno, quasi il doppio rispetto a maggio. Il ministro della Difesa ucraino Roustem Oumerov ha dichiarato che Kiev sta introducendo droni intercettori e altre innovazioni segrete. Nonostante l’intensificarsi degli attacchi, il tasso di intercettazione è salito all’86%.
FMI: nuova tranche da 500 milioni
Sul fronte economico, il Fondo Monetario Internazionale ha sbloccato ieri la nona tranche di aiuti da 500 milioni di dollari all’Ucraina, portando a 13,3 miliardi il totale del supporto ricevuto dall’inizio dell’invasione. Il ministro delle Finanze Marchenko ha ribadito l’impegno per le riforme strutturali e per l’integrazione europea. Tuttavia, da Kiev arriva anche un duro appello del consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak: “L’economia russa è in crisi, ma l’Occidente non usa abbastanza il potenziale delle sanzioni”. Secondo Podolyak, la Russia sta ancora incassando 24 miliardi di dollari l’anno dalla vendita di energia all’Europa. “Serve un embargo totale, sanzioni bancarie e azioni contro chi aggira le restrizioni”, ha scritto su X.
Adesione europea: “Nessun ostacolo oggettivo”
Proseguono le frizioni tra Bruxelles e Budapest sul dossier dell’adesione ucraina all’UE. Dopo la consultazione pubblica non vincolante promossa da Viktor Orbán, la Commissione europea ha ribadito che “non ci sono motivi oggettivi per bloccare l’apertura del primo cluster negoziale”. Kiev, ha precisato un portavoce, “sta attuando riforme anche in condizioni eccezionalmente difficili”.
Armi chimiche e mine antiuomo
Il Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) ha denunciato il ritrovamento di bombe artigianali ucraine caricate con cloropicrina nella regione occupata di Donetsk. Secondo Mosca, si tratta di una violazione della Convenzione sulle armi chimiche. Kiev nega, e accusa a sua volta la Russia di utilizzare sostanze vietate. L’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) ha confermato la presenza di gas CS in oggetti sequestrati dagli ucraini, ma Mosca definisce il rapporto “fuorviante”. In questo contesto, il segretario generale dell’ONU António Guterres ha annunciato il lancio di una campagna globale per rilanciare la Convenzione del 1997 contro le mine antipersona. Diversi Paesi, tra cui l’Ucraina, si sono recentemente ritirati dal trattato. Guterres ha sottolineato che “ogni giorno civili muoiono o perdono un arto a causa delle mine, spesso in paesi in pace”.