Papa Leone XIV ha preso posizione con fermezza contro l’uso della fame come strumento bellico. Nel suo intervento scritto per la 44ª Sessione della Conferenza della FAO, ha definito “iniquo” e “desolante” l’impiego della privazione di cibo come tecnica di guerra. Secondo il Papa, affamare intere popolazioni rappresenta un metodo economico e brutale con cui gruppi armati non convenzionali, spesso privi di grandi risorse, cercano di sottomettere comunità disarmate. Bloccare gli aiuti umanitari, bruciare raccolti, sottrarre animali e devastare terre fertili diventano così pratiche di controllo in teatri di guerra dove non operano più eserciti tradizionali, ma milizie locali o formazioni irregolari.
Attacchi mirati alle infrastrutture agricole
Il Papa richiama anche le parole del cardinale Prevost, che ha evidenziato un altro aspetto drammatico di questi conflitti: la distruzione delle infrastrutture legate alla produzione e distribuzione di cibo. Reti idriche e strade diventano obiettivi militari, con conseguenze devastanti per la popolazione rurale. Gli agricoltori si ritrovano isolati e impossibilitati a vendere i propri prodotti, mentre la violenza diffusa alimenta l’inflazione e aggrava la povertà. Mentre la popolazione soffre, ha aggiunto il Papa, le classi dirigenti prosperano nella corruzione e nell’impunità. Da qui la richiesta che la comunità internazionale stabilisca regole chiare e condivise per identificare e punire questi abusi in modo efficace.
Risorse spostate dalla lotta alla fame verso le armi
Papa Leone XIV ha poi rivolto un’accusa diretta alle logiche che guidano la politica internazionale. Le attuali crisi geopolitiche, ha osservato, stanno generando una forte polarizzazione tra gli Stati. A pagare il prezzo di questa divisione sono i fondi e le tecnologie che, invece di essere destinati alla lotta contro la povertà e la fame, vengono assorbiti dalla produzione e dal commercio di armamenti. Questo tipo di scelta, secondo il Pontefice, raffredda le relazioni tra i popoli e incoraggia ideologie divisive, con effetti negativi sulla coesione sociale e sulla solidarietà umana.
La crisi climatica aggrava la disuguaglianza
Un altro punto centrale del discorso riguarda l’emergenza ambientale. Papa Leone XIV ha parlato apertamente di “ingiustizia sociale” legata ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Eventi come siccità, inondazioni e degrado del suolo colpiscono in modo sproporzionato le comunità più fragili, in particolare quelle indigene e rurali. Il Papa chiede una transizione ecologica che metta davvero al centro le persone e l’ambiente. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario coinvolgere governi, imprese e organizzazioni locali in uno sforzo congiunto che punti alla rigenerazione dei territori e alla tutela degli ecosistemi.
Senza azione climatica i sistemi alimentari crolleranno
Nel suo messaggio, Leone XIV sottolinea che la sicurezza alimentare globale dipende sempre più dalla capacità di affrontare il cambiamento climatico. Produrre cibo non basta. È necessario che i sistemi agricoli siano sostenibili, cioè in grado di durare nel tempo senza distruggere le risorse naturali, e che siano in grado di offrire diete sane e accessibili a tutta la popolazione mondiale. L’agricoltura deve quindi essere ripensata con criteri nuovi, basati su equità, tutela del suolo e rispetto per le esigenze delle generazioni future.
Un nuovo modello alimentare basato sulla solidarietà
L’appello del Papa si chiude con un invito a ripensare radicalmente il modo in cui vengono coltivati e distribuiti gli alimenti. Non si tratta soltanto di produrre di più, ma di produrre meglio e con uno sguardo orientato alla giustizia. Superare la logica dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, secondo Leone XIV, è una condizione necessaria per costruire sistemi alimentari che assicurino a tutti un’alimentazione sufficiente, sicura e sana.