sabato, 28 Giugno, 2025
Ambiente

“Rifiuti, profitti e silenzi”: la battaglia di Claudia Salvestrini contro l’illegalità ambientale

Dal cuore del Consorzio PolieCo alla quinta edizione di ʼPolsi Ambienteʼ: “Dietro ai traffici illeciti ci sono colletti bianchi, non solo mafie. E ci stanno rubando il futuro”

Claudia Salvestrini non è mai stata una figura comoda. Direttore Generale del Consorzio PolieCo e tra i grandi protagonisti della quinta edizione di ʼPolsi Ambiente 2025ʼ, da anni è impegnata sul fronte meno raccontato e più insidioso della crisi ambientale: quello del traffico illecito dei rifiuti. Un mondo opaco, fatto di numeri invisibili e danni irreversibili, dove il denaro scorre veloce e le regole spesso si aggirano come ostacoli inutili. Eppure, qualcosa sta cambiando. Lo dice con fermezza, con quella voce che non si accontenta del politicamente corretto: “Il risultato più importante? Che oggi, finalmente, se ne parla”. Per anni, racconta, denunciare lo scandalo dei rifiuti illegali sembrava disturbare il silenzio. “All’inizio c’era una totale indifferenza. Quando sono andata per la prima volta in Asia per verificare dove finivano certi carichi, ho trovato più ostilità che collaborazione. Oggi, invece, le procure distrettuali sono impegnate, i cittadini più attenti, le associazioni più preparate”.
Quello che ha colpito più di tutto è la consapevolezza crescente del ruolo della criminalità economica. Non si tratta solo di ecomafie in senso classico. Il termine “mafia”, spiega Salvestrini, è ormai quasi inflazionato e rischia di coprire la verità più scomoda: dietro ai grandi traffici illeciti ci sono spesso colletti bianchi, imprenditori e professionisti ben inseriti, che hanno trovato nei rifiuti una miniera d’oro. E lo fanno con fredda lucidità, massimizzando profitti e minimizzando rischi, spesso con la complicità di procedure opache o controlli carenti.

Tema importante

Il Consorzio PolieCo, pur occupandosi principalmente di rifiuti speciali e non urbani, ha avuto un impatto anche sulla sfera pubblica, contribuendo a sollevare un tema che per anni è rimasto ai margini. Le sue denunce hanno scosso anche i Comuni, che oggi, spiega, sono molto più attenti nelle gare d’appalto e nella gestione dei servizi ambientali. “Non siamo più nel tempo dell’emergenza perenne, quella che giustificava ogni deroga. Ora c’è attenzione. E questo è già un passo avanti importante”. Ma i problemi strutturali restano. E Salvestrini lo dice senza mezzi termini: “In Europa, per fare davvero economia circolare, manca tutto”. Una frase che riassume una realtà tanto evidente quanto ignorata. La raccolta differenziata può anche funzionare, ma senza impianti di trattamento, senza infrastrutture capaci di gestire i flussi, tutto si inceppa. “In Italia, ancora oggi, buona parte dei rifiuti viene spedita all’estero. È un paradosso. Raccogliamo, selezioniamo, e poi lasciamo ad altri il compito di valorizzare ciò che abbiamo prodotto. Così perdiamo valore, posti di lavoro e sostenibilità”.
Il nodo cruciale, secondo Salvestrini, è accorciare i tempi autorizzativi per realizzare nuovi impianti. Troppo spesso, progetti strategici restano bloccati per anni, tra burocrazia, veti incrociati e proteste locali. “Se servono dieci anni per costruire un impianto, non possiamo parlare seriamente di transizione ecologica”.

Intervento diretto

A ʼPolsi Ambiente 2025ʼ, ieri il suo intervento è stato uno dei più diretti. Ha parlato senza retorica, con i numeri e con le esperienze. Ha ricordato che l’economia circolare non è uno slogan, ma un modello che funziona solo se c’è dietro una filiera pulita, un’industria capace e una politica coraggiosa. Soprattutto, ha insistito su un punto: la necessità di una rivoluzione culturale. Perché l’ambiente non è un lusso da difendere solo quando tutto il resto va bene. È una questione di giustizia sociale, di democrazia, di equità intergenerazionale. E oggi, più che mai, serve sapere chi sta guadagnando dalla distruzione, e chi invece sta pagando il prezzo più alto: “Dietro a ogni traffico illecito c’è qualcuno che ci sta rubando il futuro. Questo è il punto. E fino a quando non capiremo che questa è una battaglia per i diritti, per la salute, per la dignità, continueremo a perdere tempo prezioso”. Salvestrini non fa sconti. Ma nemmeno prediche. Il suo è un invito a guardare in faccia la realtà. E a non rassegnarsi. “La cosa più importante oggi è sapere. E poi scegliere da che parte stare”.

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