È partita ieri mattina dalla Sala del Consiglio Comunale di Siderno, in Calabria, la quinta edizione di ʼPolsi Ambiente 2025ʼ, con al suo interno un tema tanto semplice quanto urgente: ʼPiù diritti per la tutela ambientaleʼ. Una formula che non è solo un titolo, ma una chiamata collettiva a ridefinire le regole del vivere civile, in nome della natura e della legalità. Un’apertura intensa, di certo vibrante, fatta di voci che si sono alternate tra denuncia, esperienza e proposta. A coordinare i lavori, lʼ Avvocato Tommaso Marvasi, anima e coordinatore del progetto ʼPolsi Ambienteʼ, che ha salutato con parole appassionate e anche commosse l’avvio del convegno: “Venire nella Locride significa riconoscere due città di grandissima civiltà, Locri e Siderno. È un peccato che non si uniscano, ma succederà”.
Marvasi ha ricordato anche il ruolo del media partner, La Discussione, e ha citato l’intervista del giorno (pubblicata sul numero di ieri) al Direttore Generale di PolieCo Claudia Salvestrini, definendola “a tutto campo sul traffico illecito dei rifiuti, tema portante della giornata”.
Carenza di impianti

E proprio Claudia Salvestrini ha tenuto uno degli interventi più incisivi. Il suo tono è stato diretto, senza giri di parole, come nel suo stile, insomma: “Non ci sono famiglie mafiose dietro i traffici illeciti, ma imprenditori deviati del Nord, che trovano consenso e complicità locali. Il vero problema è la carenza di impianti: l’Italia produce rifiuti, ma non ha dove riciclarli”. Salvestrini ha squarciato il velo dell’ipocrisia: “Dal Nord Europa Comprano rifiuti come se fossero una risorsa. È un paradosso. Ci autodistruggiamo con le nostre mani, come nel caso delle isole galleggianti del fotovoltaico che devastano il mare. È ora di cambiare mentalità, con una visione industriale ed ecologica insieme”.
Al suo fianco, in uno dei passaggi più applauditi, Paola Balducci, giurista, già membro del CSM, ha offerto una lettura costituzionale e insieme profondamente umana della crisi ambientale: “Mi fa male vedere la Locride accostata sempre alla criminalità. È una terra meravigliosa che merita rispetto, non stigma”.
Articolo 9
Poi ha richiamato la forza dell’articolo 9 della Costituzione: “Tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. È scritto lì. È un principio rivoluzionario. Ma oggi la tutela ambientale si sta annacquando, e questo è un segnale pericoloso”. Per Balducci, è dalla prevenzione che si deve ripartire, soprattutto coinvolgendo i giovani: “Abbiamo troppe norme, ma poca cultura della prevenzione. E questo è il vero fallimento”. Il senso della responsabilità pubblica lo ha riaffermato anche Maria Teresa Fragomeni, Sindaca di Siderno, con orgoglio e concretezza: “Siderno veniva da un decennio buio, con i rifiuti che arrivavano ai piani alti delle case. Oggi siamo il comune con la raccolta differenziata più alta della Calabria. La legalità ambientale parte dalle scuole: lì si costruisce il cambiamento”. Fragomeni ha anche annunciato l’arrivo della sesta Bandiera Blu per la città, una conquista simbolica quanto sostanziale.
Dal piccolo comune di Agnana Calabra, il Sindaco Pino Cusato ha portato la voce dei territori marginali, che però pagano spesso il prezzo più alto: “Cinque pale eoliche calate dall’alto, senza consultazione, stravolgono per sempre il nostro paesaggio. Non siamo contro le rinnovabili, ma chiediamo partecipazione e rispetto”.
I numeri
Il grido d’allarme lo ha lanciato anche il Colonnello Giovanni Misceo, Comandante dei Carabinieri Forestali della Calabria, con numeri impressionanti: “Nel 2024, oltre 50mila controlli ambientali, 1.700 notizie di reato, 2mila illeciti amministrativi, 10 arresti. I rifiuti sono la vera piaga della regione. Mare, montagne, coste: non c’è luogo che non sia stato colpito. Lavoriamo ogni giorno con prevenzione, ma anche repressione”. Enrico Bobbio, Presidente di PolieCo, ha posto l’accento sull’urgenza di una filiera seria e trasparente: “Trasformiamo solo il 35% dei rifiuti, dobbiamo arrivare al 90%. Ma le leggi devono aiutare, non ostacolare, chi lavora nella legalità”.
E proprio di strumenti normativi ha parlato Vincenzo Romeo, Amministratore unico de La Discussione, rilanciando sul ruolo del RENTRI, il nuovo registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti, come strumento finalmente efficace dopo il fallimento del Sistri: “È ora che le amministrazioni locali si assumano la responsabilità di monitorare e prevenire”.
Dovere della giustizia
L’Avvocato Cesare Placanica, già Presidente della Camera Penale di Roma, ha sottolineato il dovere della giustizia: “L’avvocato deve essere oltranzista della legalità. La verità non si presume, si accerta. Il caso Malagrotta, a Roma, grida vendetta: la discarica è chiusa dal 2013, ma il procedimento è ancora bloccato. Serve efficienza, non solo buoni propositi”. Lo studioso Marco Schirripa dell’Università Mediterranea ha introdotto il concetto di “policrisi”, legando ambiente, diritto e spiritualità, con un riferimento forte alla Laudato Si’: “Il diritto non risolve tutto, ma può essere la bussola etica per orientare il cambiamento”.
A chiudere, con tono emozionato, l’intervento di Tommaso Marvasi (omonimo del coordinatore di ʼPolsi Ambienteʼ, già Presidente del Tribunale delle Imprese di Roma: “Questa è la mia terra. Una ragazza mi ha detto: ‘Stai guardando il nostro bellissimo mare, ma questa è una terra amara’. Ha ragione. Dobbiamo diventare un movimento, non politico, per lavorare e quindi meritarci questa bellezza”. Spazio infine anche alle testimonianze del territorio, da Beatrice Barillaro del WWF per la tutela del Pantano Saline, ad Arturo Rocca dell’Osservatorio ʼDiritto per la Vita‘, che ha parlato delle pale eoliche nell’Aspromonte: “Non siamo ambientalisti del no. Ma non possiamo accettare progetti che deturpano paesaggi unici con soluzioni speculative”. Un pensiero che è anche un monito: “Dobbiamo formare una nuova coscienza giuridica che includa il rispetto per la vita e per la natura. E dobbiamo farlo adesso”.
Articoli 9 e 41
Sul piano costituzionale, Balducci ha ribadito che oggi l’Italia dispone di due articoli (il 9 e il 41) che rendono la tutela dell’ambiente un diritto pieno. “Tocca a chi legifera e giudica farli applicare. E se una norma li contraddice, è nostro dovere ricorrere alla Corte costituzionale”. Infine, il tema che più le sta a cuore: l’educazione. “La tutela dei giovani passa dalla scuola. Serve un’educazione ambientale seria, continua, concreta. Non condivido l’ossessione di certe riforme sulla repressione e sull’aumento delle pene. La prevenzione parte dalla consapevolezza. I giovani devono capire che l’ambiente significa salute, sopravvivenza e qualità della vita. E sono spesso proprio loro a insegnarlo agli adulti”.
Il secondo nodo è normativo e procedurale: “Ci sono troppe leggi e spesso incomprensibili. Questo provoca ritardi e ostacola chi vuole davvero cambiare le cose. Anche i sindaci più volenterosi si ritrovano bloccati da una burocrazia magmatica, che soffoca ogni tentativo di innovazione”.
Balducci ha poi approfondito il tema durante un confronto a margine, sottolineando tre criticità centrali del diritto ambientale italiano: “Abbiamo introdotto nella Costituzione un principio fondamentale: la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni. Ma non basta scriverlo: bisogna farlo rispettare”. Ha poi richiamato un altro articolo spesso dimenticato, il 41: “La libertà economica non è affatto ‘libera’, deve coordinarsi con la tutela dell’ambiente e della salute”.