È morto alla vigilia dei suoi 99 anni Arnaldo Pomodoro, uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, celebre nel mondo per le sue iconiche ‘Sfere’ in bronzo che svelano, attraverso fenditure e aperture, l’intrico complesso dell’umanità e della materia. Nato a Morciano di Romagna nel 1926, Pomodoro ha saputo coniugare rigore geometrico e inquietudine interiore, portando la scultura italiana in una dimensione universale. Le sue opere, riconoscibilissime e potenti, sono esposte nei luoghi simbolo dell’arte e della cultura mondiale: da Roma ai Musei Vaticani, da Los Angeles a Dublino, fino all’ONU.
Nel biennio 1961-62, insieme a Lucio Fontana e altri artisti, prese parte al gruppo informale ‘Continuità’, che segnò un passaggio decisivo nella sua evoluzione artistica. Fu in quel contesto che Pomodoro affinò uno stile tutto suo: monumentale, visionario, fondato su un’apparente perfezione geometrica che si apre però a un interno ‘ferito’, quasi meccanico, nascosto, vulnerabile.
Simbolo dell’arte
Il bronzo era il materiale che prediligeva. Le sue sfere rotte, squarciate, aperte hanno fatto il giro del mondo, diventando simbolo dell’arte italiana capace di parlare al contemporaneo, evocando fragilità, tensione, complessità. “Ogni forma”, scriveva, “tende all’essenzialità volumetrica: la sfera, il cubo, il cilindro… sono come note di una composizione musicale”. “Con le sue sculture visionarie Arnaldo Pomodoro ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte, a Milano e nel mondo. Mancherà il suo sguardo profondo e mai banale”.
Anche il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha espresso il cordoglio istituzionale: “L’Italia perde un protagonista indiscusso e riconoscibile della scultura contemporanea. Le sue ‘Sfere’ dischiuse e ferite ci parlano ancora oggi di fragilità e complessità dell’umano e del mondo. Esprimo vicinanza alla famiglia e alla Fondazione che porta il suo nome, impegnata a custodire un’eredità che è patrimonio dell’intera umanità”.