Nel primo vero weekend d’estate 6,8 milioni di italiani si preparano a godersi una pausa rigenerante lontano da casa. È quanto emerge dall’ultima indagine Coldiretti/Ixè, che fotografa un Paese in movimento, ma con qualche freno a mano tirato: il numero dei vacanzieri è infatti in lieve calo (-3%) rispetto a giugno dello scorso anno. Una flessione che, secondo gli analisti, è dovuta in parte alla crescente incertezza internazionale, tra scenari di guerra, instabilità politica e tensioni economiche, e in parte ai timori legati a un rallentamento della crescita economica interna. Nonostante ciò, per chi parte, giugno resta il mese ideale per sfruttare i vantaggi del ‘fuori stagione’: meno affollamento, maggiore tranquillità e soprattutto prezzi più accessibili. Secondo Coldiretti, infatti, in questo periodo il costo degli alloggi può essere inferiore anche del 25% rispetto ai picchi di luglio e agosto.
Il mare si conferma, come da tradizione, la destinazione prediletta degli italiani. Le lunghe giornate di sole, le temperature più miti e la voglia di relax rendono le località balneari il primo richiamo. Ma cresce sensibilmente l’interesse per la campagna e i parchi naturali, che occupano il secondo posto nella classifica delle mete, seguiti dalla montagna. Le città d’arte, invece, scivolano al quarto posto, complice forse anche il caldo anticipato e la minore attrattività in questo periodo rispetto alla primavera.
Il boom del turismo esperienziale e dei ‘cammini’
Dal punto di vista delle sistemazioni, alberghi e appartamenti in affitto si contendono il primato tra le preferenze dei vacanzieri, seguiti da case di amici o parenti, seconde case e bed & breakfast. Ma a sorprendere positivamente è ancora una volta la tenuta del comparto agrituristico, in crescita rispetto al 2024, soprattutto grazie al forte interesse per il turismo esperienziale. Lontano dal turismo di massa, cresce la voglia di esperienze autentiche, a contatto diretto con la natura, i produttori locali e le tradizioni dei territori. In questa direzione si muove il boom dell’agriturismo, che oggi non è più solo ospitalità rurale, ma si arricchisce di attività innovative e partecipative: degustazioni guidate, corsi di cucina, passeggiate nei vigneti, laboratori caseari, itinerari sensoriali, yoga all’aperto, trekking e percorsi benessere.
Tra le formule più richieste spicca l’enoturismo, seguito da birraturismo, oleoturismo e persino turismo caseario, a conferma di quanto il patrimonio agroalimentare italiano sia diventato una leva fondamentale dell’attrattività territoriale.
Il cibo come motore di sviluppo
Parallelamente, continua a crescere il fenomeno dei cammini rurali: itinerari da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, che offrono un’esperienza lenta e sostenibile di scoperta del paesaggio. Non si tratta solo di spostarsi, ma di ritrovare un legame profondo con il territorio, valorizzando anche borghi meno noti e realtà locali spesso escluse dai grandi circuiti. In questo scenario, il cibo si conferma protagonista assoluto del viaggio in Italia. Secondo un’analisi Coldiretti/Terranostra, nei primi quattro mesi del 2025 il turismo enogastronomico ha generato un valore di 9 miliardi di euro, ponendosi come prima voce di spesa dei turisti. Non solo: sempre più spesso è proprio l’enogastronomia a motivare la scelta della meta. Le produzioni tipiche, le cucine locali, le feste di paese, i mercati contadini e le degustazioni diventano esperienze irrinunciabili per chi visita il Belpaese. In questo modo, il turismo enogastronomico non solo valorizza le eccellenze locali, ma funge da volano per lo sviluppo economico e occupazionale, soprattutto nelle aree interne e rurali.