Dopo oltre cinque anni di detenzione, il leader dell’opposizione bielorussa Serghei Tikhanovsky è stato rilasciato insieme ad altri 13 prigionieri politici. La notizia, confermata dall’ONG Viasna e accolta con emozione dalla moglie Svetlana Tikhanovskaya, ha suscitato reazioni in tutta Europa. “Mio marito è libero. È difficile descrivere la gioia nel mio cuore”, ha scritto l’attivista in esilio, pubblicando un video dell’abbraccio tra i due. Tikhanovsky, 46 anni, era stato arrestato nel maggio 2020, poche settimane prima delle elezioni presidenziali in cui intendeva candidarsi contro il presidente Alexander Lukashenko. La sua incarcerazione aveva spinto la moglie a prendere il suo posto nella corsa elettorale, diventando il volto della protesta democratica. Le elezioni, segnate da accuse di brogli, scatenarono le più grandi manifestazioni nella storia del Paese, represse con brutalità dal regime. Condannato nel 2021 a 18 anni di carcere per “organizzazione di rivolte” e “incitamento all’odio”, Tikhanovsky era detenuto in condizioni durissime, con contatti minimi con l’esterno. Il suo rilascio è avvenuto il 21 giugno, dopo un presunto intervento diplomatico degli Stati Uniti e della Lituania, dove ora si trova al sicuro. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito la liberazione “un potente simbolo di speranza per tutti i prigionieri politici che soffrono sotto il brutale regime di Lukashenko”. Anche l’Alta rappresentante UE Kaja Kallas ha espresso soddisfazione, pur ricordando che oltre 1.000 oppositori restano ancora dietro le sbarre. Il gesto, seppur accolto con favore, non cancella le ombre su un Paese dove l’opposizione è ancora messa al bando e la pena di morte resta in vigore. Ma per molti, oggi, la libertà di Tikhanovsky rappresenta una scintilla di cambiamento.
