Come oramai da prassi da quando si è insediato sul trono di Pietro, la voce di Papa Leone XIV si è alzata ancora una volta contro lo spettro crescente della guerra globale. Ieri, in una piazza San Pietro gremita da pellegrini e delegazioni giunte da ogni parte d’Italia e che hanno sfidato tranquillamente il calore oramai estivo, il Pontefice ha dedicato l’Udienza generale del mercoledì non solo alla catechesi del ciclo giubilare, ma anche a un messaggio contro la corsa agli armamenti e l’assuefazione collettiva al conflitto. “Non dobbiamo abituarci alla guerra. Bisogna respingere, come una tentazione, il fascino degli armamenti potenti e sofisticati” le parole del Santo Padre.
Il cuore straziato della Chiesa
Non è un caso che il Papa abbia voluto, ancora una volta, porre l’accento sui luoghi del mondo in cui oggi il sangue scorre senza sosta. “Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza”. È un grido che arriva, ha detto, “più forte della logica dei carri armati, più vero del silenzio delle diplomazie”. Il Pontefice ha fatto proprie le parole di tre predecessori: Papa Francesco, che con forza affermava che “la guerra è sempre una sconfitta”; Papa Pio XII, la cui storica esortazione “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra” è tornata di drammatica attualità; e infine il Concilio Vaticano II, con la Gaudium et Spes, dove si ammoniva sulla “barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati” che le armi scientifiche possono generare.
Nel suo discorso Leone XIV ha voluto puntare il dito contro la crescente dipendenza strategica, economica e culturale dalla produzione bellica. Un processo che non solo sottrae risorse alla solidarietà e allo sviluppo, ma alimenta un ciclo autodistruttivo fondato sulla paura reciproca e sull’escalation tecnologica.
La paralisi dell’umanità
“Oggi”, ha aggiunto, “si continua a investire in armamenti con la stessa logica con cui si investe in tecnologia o energia, come se fossero strumenti di progresso. Ma non c’è futuro in una società che si prepara alla guerra come fosse un destino inevitabile”. L’intervento del Papa è stato arricchito da una riflessione sul Vangelo di Giovanni, nel passo della guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà. Una scena carica di simboli: un uomo bloccato da trentotto anni, stanco di attendere, rassegnato all’immobilità, incapace perfino di volere la propria guarigione: “Quante volte anche l’umanità appare paralizzata dal peso del passato, dalla delusione, dalla rassegnazione”.
Questa parabola evangelica è diventata, nel linguaggio del Pontefice, una chiave per leggere la condizione geopolitica attuale. Il mondo sembra “giacere” accanto a una vasca miracolosa, in attesa che qualcuno lo salvi, senza riuscire a muoversi da solo. E proprio qui il messaggio cristiano si fa strada come antidoto alla paralisi: “Gesù non porta solo guarigione, ma chiama alla responsabilità. Ci dice: Vuoi guarire? Alzati, prendi la tua barella e cammina”.
Il lettuccio, per Leone XIV, è metafora del passato, delle ferite, dei traumi che non vanno rimossi, ma portati con sé nella costruzione del futuro. “Non possiamo ignorare la storia, ma possiamo decidere come usarla: per risollevarci o per restare a terra”.
L’incontro con Berset
Sempre ieri il Papa ha ricevuto il Segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset. Durante l’incontro quest’ultimo ha espresso le sue felicitazioni per l’elezione del Pontefice e ha riaffermato l’apprezzamento del Consiglio per il lungo impegno della Santa Sede nella promozione dei diritti umani e della dignità della persona. Nel colloquio si è ribadita una visione comune di un ordine internazionale fondato su giustizia, diritti fondamentali e lotta contro ogni forma di discriminazione. Particolare attenzione è stata riservata alla guerra in Ucraina: Berset ha lodato gli sforzi diplomatici della Santa Sede, in particolare quelli recenti di Papa Leone XIV, e si è discusso della drammatica condizione dei bambini ucraini, con l’impegno a migliorare il coordinamento degli aiuti umanitari.
Tra gli altri temi affrontati: le responsabilità per il crimine di aggressione contro l’Ucraina, la crisi umanitaria a Gaza, il recente attacco israeliano all’Iran, nonché i progressi della Corte europea dei diritti dell’uomo e l’istituzione di meccanismi di giustizia e risarcimento. Il Pontefice ha ribadito il suo sostegno al Consiglio d’Europa come “progetto di pace” per l’Europa. Berset ha poi incontrato il Cardinale Parolin e l’Arcivescovo Gallagher, elogiando la collaborazione vaticana su temi cruciali come intelligenza artificiale, ambiente e diritti umani.