La crisi in Medio Oriente si aggrava, con una crescente allerta internazionale per un possibile attacco militare israeliano contro l’Iran. Secondo il New York Times, Teheran sarebbe già stata avvisata da un paese “amico” dell’imminenza di un’aggressione e si starebbe preparando a rispondere. Il comandante delle Guardie Rivoluzionarie Hossein Salami ha dichiarato che la Marina dell’IRGC è pronta a reagire “a qualsiasi minaccia”, evidenziando progressi significativi nelle capacità di combattimento. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno evacuato parte del personale diplomatico in Iraq e autorizzato la partenza delle famiglie dei militari stanziati in tutto il Medio Oriente. Il presidente Donald Trump, inizialmente ottimista su un possibile accordo con l’Iran, ha ammesso di essere ora “molto meno fiducioso”. Intanto nella Striscia di Gaza la situazione resta drammatica. Secondo il Ministero della Salute locale, nelle ultime 24 ore sono stati uccisi 120 palestinesi, portando il bilancio totale a 55.104 morti dall’inizio della guerra. Particolarmente colpiti i punti di distribuzione degli aiuti umanitari. La Fondazione umanitaria di Gaza (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti, ha denunciato un attacco avvenuto ieri sera contro uno dei suoi autobus, che trasportava personale intento a consegnare aiuti. Secondo la ricostruzione fornita, Hamas avrebbe aperto il fuoco causando cinque morti e diversi feriti. L’organizzazione teme inoltre che alcuni membri del team possano essere stati rapiti. Nel sud della Striscia, a Khan Younis, le forze israeliane hanno recuperato i corpi di due ostaggi rapiti durante l’attacco del 7 ottobre 2023 al kibbutz Nir Oz. L’IDF ha sottolineato che l’operazione è stata possibile grazie a informazioni fornite dall’intelligence militare e dallo Shin Bet. Attualmente, 53 persone risultano ancora prigioniere nella Striscia, e almeno 31 di queste sono state confermate come decedute.
Tajani accoglie bambini da Gaza

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha accolto all’aeroporto di Linate alcuni bambini provenienti da Gaza per ricevere cure mediche. “Ho visto l’orrore della guerra negli occhi delle madri e dei bambini – ha dichiarato – alcuni mi hanno chiesto: possiamo restare in Italia?”. Tajani ha ribadito la posizione del governo: “Basta bombardamenti, bisogna rispettare il diritto umanitario. I bambini non sono soldati, sono vittime innocenti”.
“March to Gaza”: attivisti bloccati e rimpatriati
La tensione si è estesa anche sul piano della solidarietà internazionale. Il movimento “Global March to Gaza” ha organizzato un convoglio con centinaia di attivisti partito dall’Algeria e diretto verso la Striscia, passando per Tunisia e Libia. Attualmente la carovana si trova a Tripoli, in attesa di un’autorizzazione da parte delle autorità egiziane per attraversare il Sinai e raggiungere Rafah. Il convoglio, denominato Soumoud (resistenza), è composto da almeno 1.500 attivisti decisi a sfidare il blocco umanitario imposto da Israele. Tuttavia, l’Egitto ha finora negato il lasciapassare per il passaggio verso Gaza, e almeno 30 attivisti con passaporto europeo sono stati espulsi dall’aeroporto del Cairo negli ultimi due giorni. Secondo fonti egiziane, non avrebbero ottenuto le necessarie autorizzazioni per recarsi nel Sinai settentrionale. Il movimento italiano della marcia ha denunciato gravi difficoltà e un mancato supporto da parte dell’ambasciata italiana, che avrebbe impedito la trasmissione della lista completa dei partecipanti alla Farnesina.
Italiani trattenuti: 7 rimpatriati, 35 rilasciati
Nel frattempo, sono numerosi gli italiani bloccati all’aeroporto del Cairo, molti dei quali non hanno potuto raggiungere i punti di raccolta per partecipare alla marcia. Alcuni sono già tornati in Italia, altri hanno deciso di restare. Ieri, 35 attivisti italiani sono stati rilasciati e 7 sono stati rimpatriati. Il ministro Tajani ha dichiarato che il consolato italiano al Cairo “sta accudendo tutti i connazionali bloccati” e che una delegazione consolare è presente in aeroporto per assisterli.
Israele: bocciata la mozione per sciogliere la Knesset
Sul fronte politico israeliano, la proposta dell’opposizione per sciogliere la Knesset è stata respinta con 61 voti contrari e 53 favorevoli. Il disegno di legge era stato presentato a seguito delle tensioni interne alla coalizione guidata da Netanyahu, in particolare sulla questione della coscrizione obbligatoria per gli ultraortodossi. Alcuni partiti religiosi, come Degel HaTorah e Shas, hanno votato contro lo scioglimento, dopo aver raggiunto un’intesa sui principi della nuova legge che salvaguarda lo status degli studenti delle yeshivah.