Occorre fermare le agevolazioni concesse a prodotti come il riso birmano accusati di sfruttare il lavoro dei bambini e far valere in tutte gli accordi commerciali il principio di reciprocità. E’ la richiesta avanzata all’Unione Europea da Coldiretti e Filiera Italia nella giornata mondiale di lotta allo sfruttamento minorile, che si celebra il 12 giugno, promossa dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Dei bambini che nel mondo sono sfruttati, sette su dieci lavorano nei campi per produrre il cibo che spesso arriva sulle tavole europee, all’insaputa dei cittadini. Uno scandalo, quello del lavoro minorile, denunciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricordato come “La Costituzione afferma con chiarezza il dovere della Repubblica di proteggere l’infanzia e garantire il diritto all’istruzione“. Un esempio è il riso asiatico, a partire da quello birmano, che gode peraltro di facilitazioni come l’azzeramento dei dazi. Il risultato è che nell’attuale campagna di commercializzazione si sta registrando una vera e propria invasione di prodotto asiatico sul mercato Ue, con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che al primo giugno 2025 hanno già segnato un +13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica. Un esempio è il riso asiatico, a partire da quello birmano, che gode peraltro di facilitazioni come l’azzeramento dei dazi. Il risultato è che nell’attuale campagna di commercializzazione si sta registrando una vera e propria invasione di prodotto asiatico sul mercato Ue, con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che al primo giugno 2025 hanno già segnato un +13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica.
Proprio in questi giorni sono riprese a livello Ue le discussioni tra le Istituzioni europee relative al dossier sul Sistema di Preferenze Generalizzate e sulle modalità di applicazione della clausola di salvaguardia, che prevede il blocco dei dazi agevolati nel caso le importazioni di un determinato prodotto superino una certa quota, danneggiando i produttori italiani ed europei. Nel caso del riso, l’Italia finisce per essere la prima “vittima” degli arrivi incontrollati di prodotto asiatico. Proprio in questi giorni sono riprese a livello Ue le discussioni tra le Istituzioni europee relative al dossier sul Sistema di Preferenze Generalizzate e sulle modalità di applicazione della clausola di salvaguardia, che prevede il blocco dei dazi agevolati nel caso le importazioni di un determinato prodotto superino una certa quota, danneggiando i produttori italiani ed europei. Nel caso del riso, l’Italia finisce per essere la prima “vittima” degli arrivi incontrollati di prodotto asiatico.
Dalle banane al pomodoro
Secondo Coldiretti e Filiera Italia qualsiasi altra soluzione che non preveda il blocco automatico delle importazioni non sarebbe utile alla tutela del settore e, pertanto, la presenza della clausola automatica deve rappresentare la condizione base per la chiusura dell’accordo di trilogo.
Una posizione ribadita anche in una lettera inviata dal presidente Ettore Prandini e dall’amministratore delegato Luigi Scordamaglia ai ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani e al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che già in passato si sono impegnati più volte a sostegno dell’applicazione del principio di reciprocità, per il rispetto delle regole a livello di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. L’auspicio è quello di creare un blocco con i rappresentanti degli altri Stati Membri produttori di riso (Spagna, Portogallo, Francia, Grecia Ungheria e Bulgaria) per sostenere portare il Consiglio Ue sulle posizioni già espresse dall’europarlamento.
Assieme al riso birmano sono tanti i prodotti alimentari che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole accusati di essere coltivati e ottenuti grazie all’impiego di minori, dal Sudamerica all’Asia fino alla vicina Turchia, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa. Si va dalle banane dal Brasile alle nocciole turche e ai fagioli messicani fino ad arrivare al pomodoro cinese fino, alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi.
“Furto d’Identità” alimentare
L’auspicio è quello di creare un blocco con i rappresentanti degli altri Stati Membri produttori di riso (Spagna, Portogallo, Francia, Grecia Ungheria e Bulgaria) per sostenere portare il Consiglio Ue sulle posizioni già espresse dall’europarlamento. Assieme al riso birmano sono tanti i prodotti alimentari che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole accusati di essere coltivati e ottenuti grazie all’impiego di minori, dal Sudamerica all’Asia fino alla vicina Turchia, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa. Si va dalle banane dal Brasile alle nocciole turche e ai fagioli messicani fino ad arrivare al pomodoro cinese fino, alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi.
Prodotti che a volte finiscono per essere spacciati per italiani dopo lavorazioni anche minime, grazie all’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette questo vero e proprio furto d’identità. Uno scandalo contro il quale la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per cambiare le regole e affermare in Europa il principio di reciprocità, assicurando che dietro ai cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguardi la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute.Prodotti che a volte finiscono per essere spacciati per italiani dopo lavorazioni anche minime, grazie all’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette questo vero e proprio furto d’identità. Uno scandalo contro il quale la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per cambiare le regole e affermare in Europa il principio di reciprocità, assicurando che dietro ai cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguardi la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute.