La tensione negli Stati Uniti continua a crescere dopo che il presidente Donald Trump ha ordinato il dispiegamento di 4.700 militari, tra cui membri della Guardia Nazionale e 700 marines, per contenere le proteste scoppiate a Los Angeles contro le sue politiche migratorie. La sindaca democratica, Karen Bass, ha imposto un coprifuoco dalle 20 alle 6, nel tentativo di fermare gli atti di vandalismo e saccheggio, ma la misura ha innescato ulteriori scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno, la polizia ha effettuato arresti di massa, fermando circa 25 persone per violazione del coprifuoco. Le proteste, iniziate il 6 giugno, sono esplose dopo una serie di retate dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), che hanno portato all’arresto di centinaia di migranti irregolari, tra cui donne incinte e bambini. Trump ha difeso la sua decisione, dichiarando che la città è stata “invasa da nemici stranieri”, mentre il governatore democratico della California, Gavin Newsom, ha denunciato un “abuso di potere”, accusando il presidente di voler militarizzare la città. La crisi si è estesa anche al Texas, dove il governatore repubblicano, Greg Abbott, ha annunciato lo schieramento della Guardia Nazionale per contenere le proteste scoppiate ad Austin. Abbott ha dichiarato che le manifestazioni pacifiche sono legali, ma che “attaccare persone e proprietà non lo è”, giustificando così l’intervento militare. Intanto, la Casa Bianca ha smentito le voci secondo cui 9.000 migranti sarebbero stati trasferiti nella base di Guantanamo, definendo tali notizie “fake news”. Trump ha minacciato di ricorrere all’Insurrection Act, una legge dell’800 che consente al presidente di schierare l’esercito per ripristinare l’ordine interno. Con il coprifuoco ancora in vigore e le forze militari dispiegate, la situazione a Los Angeles e in altre città americane rimane incandescente.