La tensione negli Stati Uniti raggiunge un nuovo picco con la decisione dell’amministrazione Trump di imporre un coprifuoco notturno a Los Angeles e di avviare la deportazione di 9.000 migranti verso la base militare di Guantanamo. Tra questi, secondo fonti giornalistiche, ci sarebbero anche cittadini italiani. Il coprifuoco, annunciato dalla sindaca Karen Bass, è entrato in vigore nelle aree centrali della città dalle 20 alle 6 del mattino, con l’obiettivo di contenere vandalismi e saccheggi. Tuttavia, la misura ha scatenato proteste diffuse: migliaia di manifestanti hanno sfidato le restrizioni e molti sono stati arrestati dalle forze dell’ordine. Parallelamente, il trasferimento dei migranti a Guantanamo ha provocato un’ondata di indignazione internazionale. Il Washington Post ha rivelato che tra i deportati ci sono circa 800 europei, inclusi italiani, francesi, tedeschi e britannici. Il Dipartimento di Stato ha precisato che Guantanamo è solo una tappa temporanea prima del rimpatrio. Tuttavia, l’uso di una struttura tristemente nota per la detenzione di sospetti terroristi ha suscitato dure critiche da parte di attivisti e politici. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha definito le azioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, un “attacco alla democrazia”, accusandolo di voler militarizzare la città e sfruttare le divisioni sociali per consolidare il proprio potere. Trump, da parte sua, ha difeso la decisione, affermando che Los Angeles è diventata un “territorio ostile” e che l’intervento militare è necessario per ristabilire l’ordine. Mentre la comunità internazionale osserva con preoccupazione, la situazione a Los Angeles resta tesa. Le proteste proseguono e il futuro dei migranti deportati rimane incerto. La crisi migratoria negli Stati Uniti si conferma uno dei temi più divisivi della presidenza Trump, con ripercussioni che potrebbero estendersi ben oltre i confini americani.