domenica, 17 Novembre, 2024
Europa

Dialogare con l’America, contro chi in Europa vuole una Italia emarginata…

Dialogare con l’America, contro chi in Europa vuole una Italia emarginata. In un momento di grave emergenza come quello che stiamo attraversando serve realismo politico ed economico.
Bruxelles tenga conto dell’impegno e del ruolo del nostro Paese. Con gli Stati Uniti c’è stata e ci sarà sempre piena e fattiva collaborazione.
Svezia, Danimarca, Olanda, Austria, Finlandia hanno avuto molti benefici dall’Unione né tengano conto.

Dichiariamo subito la nostra posizione di amicizia, rispetto e collaborazione Atlantica. Non solo per il Patto di intesa e collaborazione strategica militare, ma perché l’America rappresenta quel baluardo di democrazia di esperienza e pratiche parlamentari libere, dove i Presidenti – lo ricordiamo – vengono eletti non a vita ma con una verifica elettorale quadriennale. C’è un perché del nostro “essere con l’America ”,  lo sappiamo tutti, perché è un partner di relazioni commerciali e di innovazioni tecnologiche, insostituibile e, non ultimo, perché al di là dell’Atlantico ci sono generazioni di Italo-Americani, di connazionali che hanno fatto grande gli Stati Uniti. Generazioni di uomini e donne, di famiglie che hanno con l’Italia un rapporto profondo di affetto, di amicizia, di relazioni costanti e proficue. Tutto questo merita rispetto e azioni di forte impegno collaborativo, a maggior ragione oggi,  in un momento così difficile, di profonde indecisioni e di rischi economici, in cui dobbiamo riportare in primo piano le scelte strategiche del futuro della nostra economia. Siamo  il secondo Paese in Europa per produzione manifatturiera che può legittimamente dialogare con tutti, non solo con i partner Europei ma, con ogni evidenza, con gli Stati Uniti perché in quella dimensione economica c’è il dna della competizione, della ricerca, della innovazione di prodotto e della progettualità.

Se puntiamo su una economia di mercato, e non di Stato, che sia viva e competitiva allora la direzione c’è e non da oggi. Siamo europei, siamo Italiani ma siamo anche uniti con l’America con storie, avvenimenti, rapporti costruiti in decenni di relazioni fruttuose, di scambi economici e di alleanze geopolitiche.

Questo non significa, da cattolici da persone con una visione solidale e riformista, non riflettere sui limiti del cosiddetto “turbocapitalismo” sulle pericolose storture del capitalismo finanziario, ma il sistema democratico americano ha i suoi antidoti. I suoi centri di controllo sono inflessibili proprio nel nome della libera concorrenza e della competizione d’impresa. Lo dobbiamo tenere bene a mente proprio in questi giorni di difficile confronto con l’Europa sulle misure da prevedere per fronteggiare l’emergenza.

Dall’Europa vediamo l’ostracismo sprezzante di Paesi come Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia in una gara ad alzare l’asticella contro l’Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia. Subiamo atti e atteggiamenti polemici, con un sovrappiù di veti atti a ridurre ogni proposta economica che sia utile e necessaria a far fronte ad una emergenza epocale. Come si sa Roma e Parigi questa volta unite nella consapevolezza delle difficoltà chiedono a Bruxelles provvedimenti adeguati e non timidi andirivieni su problemi serissimi. In Italia in queste ore si riaccende con forza il dibattito sull’Europa, sul ruolo dell’Unione e della solidarietà europea. Non possiamo non constatare che il progetto Europeo è sempre più a rischio.

È venuto il momento di porre in agenda il nostro ruolo, quello di un Paese che ha al suo interno forze e interessi che sanno guardare e dialogare con l’America. Lo diciamo per responsabilità oltre che per il bene della nostra economia. La bandiera “Stelle a Strisce” per molti italiani è un vessillo simbolo di tante cose di fiducia, impegno e coerenza. Un vessillo a cui possiamo chiedere anche di essere ascoltati e ben accolti.
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