martedì, 1 Luglio, 2025
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Papa Leone XIV apre il Giubileo della Santa Sede: “La fecondità della Chiesa nasce dalla Croce”

Nel giorno dedicato a Maria Madre della Chiesa, il Pontefice celebra il Giubileo con una Messa solenne in San Pietro

Ieri, Lunedì 9 giugno, nella Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV ha presieduto la Messa del Giubileo dedicata alla Santa Sede, in coincidenza con la memoria liturgica di Maria Madre della Chiesa. Il Pontefice ha attraversato la Porta Santa con la Croce in mano, simbolo del cammino giubilare e della centralità del sacrificio di Cristo nella vita della Chiesa. Alla celebrazione hanno partecipato circa cinquemila persone tra sacerdoti, religiose e laici che lavorano nella Curia romana e nei diversi dicasteri, in un clima definito “di famiglia”.

Maria e la Chiesa, unite sotto la Croce

Nell’omelia, Papa Leone ha meditato sul legame tra Maria e la Chiesa, partendo dal Vangelo di Giovanni in cui Gesù, dalla croce, affida sua madre al discepolo amato: “Donna, ecco tuo figlio… ecco tua madre”. Secondo il Pontefice, quel gesto segna la trasformazione di Maria nella Madre della Chiesa, una figura che rappresenta “una nuova Eva” e che diventa il segno della fecondità spirituale generata dalla Croce.

La fecondità che nasce dalla santità quotidiana

Il Papa ha spiegato che la vera fecondità della Chiesa, cioè la sua capacità di generare vita spirituale e cambiamento nel mondo, non deriva da strutture o strategie, ma dalla Croce di Cristo e dalla santità concreta delle persone. “Tutta la fecondità della Chiesa e della Santa Sede dipende dalla Croce di Cristo. Altrimenti è apparenza, se non peggio”, ha detto con parole nette.

Con un riferimento alla teologia di Hans Urs von Balthasar, ha descritto la Chiesa come un grande albero nato dal piccolo seme della Croce. Un’immagine che richiama la crescita lenta ma profonda, e che richiama ogni battezzato a farsi parte di questa crescita attraverso la propria vita quotidiana vissuta con fede.

L’invito alla santità nei compiti di ogni giorno

Nel cuore del messaggio di Leone XIV c’è l’invito alla santità personale come forma di servizio alla Chiesa. “Il modo migliore di servire la Santa Sede è cercare di essere santi”, ha affermato, indicando che ogni persona, nel proprio ruolo e nella propria situazione, può partecipare alla missione della Chiesa: il sacerdote nel suo ministero, il genitore nelle fatiche familiari, il funzionario nell’onestà del proprio lavoro.

Maria nel Cenacolo: la memoria viva di Cristo

Un’altra immagine forte è quella della Vergine Maria nel Cenacolo, assieme agli Apostoli dopo la risurrezione, in preghiera e attesa dello Spirito Santo. Questo episodio, narrato negli Atti degli Apostoli, è stato richiamato per sottolineare come la maternità spirituale di Maria accompagni tutta la storia della Chiesa. Maria, ha spiegato il Papa, è la “memoria viva di Cristo”, capace di tenere unita la comunità e di sostenere la missione del Papa e dei suoi collaboratori.

Due poli della Chiesa: Pietro e Maria

Papa Leone ha proposto una lettura della Santa Sede come un luogo dove convivono due poli: quello petrino, legato al ministero del Papa, e quello mariano, legato alla santità e alla fecondità spirituale. Secondo il Pontefice, è proprio questo equilibrio che permette alla Chiesa di restare viva e generativa. “Anche la Santa Sede ha bisogno di entrambe queste dimensioni”, ha detto, richiamando alla responsabilità personale di ciascuno dei presenti.

Una liturgia partecipata e raccolta

La giornata è cominciata nella Sala Paolo VI con una meditazione introduttiva guidata da suor Mary Melone, ed è proseguita con la processione verso la Basilica per il passaggio della Porta Santa. Il clima della celebrazione è stato definito di raccoglimento e preghiera, lontano dalla solennità formale e più vicino a un momento di comunione vissuta. I canti, l’incenso, la presenza silenziosa dei partecipanti hanno accompagnato le parole del Papa, rendendo la liturgia un momento forte di riflessione spirituale.

Un Giubileo nel cuore della Chiesa

Questo Giubileo, pensato per chi lavora all’interno della macchina vaticana, si inserisce nel più ampio cammino giubilare del 2025, che coinvolgerà milioni di pellegrini da tutto il mondo. Ma proprio perché rivolto a chi opera ogni giorno nei luoghi del governo della Chiesa universale, ha assunto un significato particolare. Il Papa ha voluto ricordare che anche in un luogo così istituzionale come la Santa Sede, la radice della fede e della missione resta il Vangelo, vissuto con semplicità, sacrificio e amore.

Una preghiera per il futuro della Chiesa

Al termine dell’omelia, Leone XIV ha invitato tutti a pregare perché la Chiesa “diventi sempre più feconda nello Spirito, viva nella santità e capace di accogliere l’intera famiglia umana”. Ha chiesto di affidarsi alla Parola di Dio come guida sicura, descritta come “lampada che rischiara i nostri passi”. In questo spirito, la celebrazione si è conclusa con una benedizione eucaristica e un clima di silenziosa gratitudine.

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