sabato, 7 Giugno, 2025
Lavoro

Morti sul lavoro, allarme sicurezza: nei primi quattro mesi del 2025 già 291 vittime

Il primo quadrimestre del 2025 si chiude con un bilancio drammatico: ben 291 morti sul lavoro in Italia, con un incremento dell’8,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che ha pubblicato in questi giorni l’ultima rilevazione nazionale. I dati aggiornati ad aprile mostrano come il fenomeno resti allarmante, nonostante il lieve calo complessivo delle denunce di infortunio: -0,9%. Il Presidente dell’Osservatorio, Mauro Rossato, parla di “un primo quadrimestre da dimenticare”, sottolineando come le proiezioni per il resto dell’anno siano tutt’altro che confortanti. “Speriamo che il nuovo Accordo sulla formazione per la sicurezza, approvato a maggio, possa invertire questa tendenza”, ha aggiunto, “ma serve consapevolezza e responsabilità da parte di tutti i datori di lavoro”.

Settimana lavorativa e mappa delle vittime

Nel dettaglio, sono 211 le vittime in occasione di lavoro (cioè durante l’attività lavorativa vera e propria) e 80 quelle in itinere, ossia nel tragitto casa-lavoro. Il giorno più nero della settimana è il venerdì, con oltre il 21% degli incidenti mortali, seguito da lunedì e martedì.
Le regioni con il maggior numero assoluto di vittime sono Lombardia (34 morti sul lavoro), Veneto 21, Campania 19, Piemonte e Sicilia 17 ciascuna, Toscana 16
Ma è l’indice di incidenza per milione di occupati a rivelare i territori realmente più a rischio. Secondo la ‘zonizzazione’ dell’Osservatorio Vega, sette regioni italiane sono in zona rossa, cioè con un’incidenza superiore del 25% alla media nazionale (8,8 morti ogni milione di occupati): Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sicilia e Campania. Altre sei sono in zona arancione: Puglia, Toscana, Veneto, Molise, Piemonte e Calabria. In zona bianca, cioè con i tassi più bassi, ci sono Marche, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna e Sardegna.

Lavoratori esperti e giovanissimi

L’identikit delle vittime rivela dati preoccupanti soprattutto per i lavoratori over 55. La fascia d’età più colpita è quella tra i 55 e i 64 anni, con 79 decessi su 211. Seguono i lavoratori ultrasessantacinquenni, che registrano un’incidenza record: 19,2 morti ogni milione di occupati. Allarmante anche la fascia dei più giovani: tra i 15 e i 24 anni l’incidenza è di 9,6, molto sopra la media. Un dato ancor più inquietante riguarda le donne vittime sul lavoro: sono state 28 nei primi quattro mesi del 2025, in aumento del 47,5% rispetto al 2024. Dodici sono morte in occasione di lavoro, sedici durante il tragitto casa-lavoro.
Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, la situazione è altrettanto critica: 58 le vittime totali (39 in occasione di lavoro, 19 in itinere), ovvero quasi il 20% del totale. L’indice di mortalità per i lavoratori non italiani è quasi il doppio rispetto a quello degli italiani: 15,5 morti ogni milione di occupati contro 8,0.

I settori più colpiti

Le costruzioni si confermano il settore più pericoloso, con 31 vittime registrate in occasione di lavoro entro aprile 2025. Seguono trasporti e magazzinaggio con 30 decessi e le attività manifatturiere con 29. Se si considera anche il totale delle denunce d’infortunio (comprese quelle non mortali), il settore manifatturiero guida la classifica con 20.975 segnalazioni, seguito da sanità (11.019), costruzioni (10.797), trasporti e magazzinaggio (9.774) e commercio (9.675).
Il totale delle denunce di infortunio, secondo il report dell’Osservatorio, è leggermente calato: da 193.979 nel 2024 a 192.253 nel 2025, pari a un decremento dello 0,9%. Un dato solo apparentemente positivo, che in realtà si accompagna a un aumento delle vittime. In altre parole: si infortuna meno, ma con conseguenze più gravi. Nel dettaglio, le denunce delle lavoratrici sono state 71.598, di cui 57.431 in occasione di lavoro. Per gli uomini, 120.655 denunce totali (106.619 in occasione di lavoro). Anche in questo caso, le cifre indicano una cresciuta esposizione al rischio per entrambi i sessi, sebbene con dinamiche diverse.

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