Dopo mesi di battaglie legali, Kilmar Abrego Garcia, deportato ingiustamente dagli Stati Uniti a El Salvador, è stato finalmente rimpatriato, ma ora dovrà affrontare un processo per presunto traffico di migranti. L’uomo, 29 anni, era stato espulso il 15 marzo 2025 nonostante fosse titolare di un regolare permesso di soggiorno. La sua deportazione aveva scatenato un’ondata di proteste, con la Corte Suprema che aveva ordinato il suo rientro, richiesta inizialmente ignorata dall’amministrazione Trump. Garcia è rimasto detenuto per mesi nel carcere di massima sicurezza CECOT, noto per ospitare membri di gang criminali. Il governo statunitense sostiene che abbia legami con la MS-13, ma i suoi avvocati contestano con forza, denunciando un’espulsione avvenuta senza un giusto processo. Ora il cittadino salvadoregno è tornato negli Stati Uniti per rispondere alle accuse, mentre il suo caso continua a sollevare dubbi sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump. Nel frattempo, a Los Angeles, le autorità hanno condotto una vasta operazione contro l’immigrazione irregolare, arrestando decine di persone sospettate di ingresso illegale nel paese. L’azione, guidata dall’ICE (Immigration and Customs Enforcement), ha coinvolto diverse squadre speciali e si è concentrata in quartieri con alta presenza di migranti senza documenti. Secondo fonti governative, questa iniziativa rientra in una strategia più ampia per rafforzare i controlli alle frontiere e ridurre l’immigrazione clandestina. Mentre il caso Garcia continua a far discutere, la politica migratoria degli Stati Uniti resta al centro del dibattito, con attivisti e giuristi che chiedono maggiore trasparenza e il rispetto dei diritti umani.
