Pio XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli(1876/1958), è eletto papa alla terza votazione il 2 marzo 1939; il 260º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, nonché 2º Sovrano della Città del Vaticano fino alla sua morte. È Lui che nel 1941 conia l’espressione “Dottrina Sociale della Chiesa”, poi utilizzata da successivi Pontefici.
È Lui che in tale enciclica anticipa di oltre un quinquennio concetti che ritroviamo nei “Principi fondamentali” e anche oltre della nostra Costituzione Repubblicana nata dalla resistenza antifascista e dal voto del 2 giugno 1946 esattamente il 1948.
Nella predetta enciclica, infatti, si parla dell’uomo al centro dell’ordine economico, sociale, politico, insieme alla famiglia, all’uso dei beni materiali, della proprietà, dei lavoratori alla giusta retribuzione e stabilità. Si sensibilizza persino lo Stato verso una società organizzata per garantire la convivenza civile, le libertà individuali e sociali e la partecipazione alla vita dello Stato medesimo, nonché all’istruzione e alla collaborazione nella produzione della ricchezza.
Così nei Principi fondamentali, sono indicati i temi di: democrazia, lavoro, uguaglianza, solidarietà, dignità sociale e all’articolo 7 è contemplato anche il rapporto tra lo Stato e la Chiesa nei così denominati “Patti Lateranensi”.
Altre pregresse encicliche, vere pietre miliari
È quasi d’obbligo iniziare dall’elezione travagliata del247º papa – successore di papa Clemente XII, venuto a mancare il 6 febbraio 1740 – nella persona di Benedetto XIV (nato Prospero Lorenzo Lambertini (1675/1758) ed eletto il 17 agosto 1740 al 255º scrutinio. Il conclave si presenta uno dei più aspri e anche colorato di un curioso intervento.
Vista la situazione di blocco, il Cardinale Lambertini, ancora neanche preso in considerazione nell’ambito del conclave per essere eletto, con spirito scherzoso, smuove le acque rivolgendosi ai colleghi con tali frasi: “ Volete un santo? Scegliete Gotti. Volete uno statista” Eleggete Aldobrandini. Volete un uomo onesto? Eleggete me”.
Viene infatti, inaspettatamente, eletto e sceglie di chiamarsi Benedetto XIV in onore di Benedetto XIII, al quale deve la sua carriera ecclesiastica. Persegue una politica concordataria nei confronti delle potenze secolari, con una notevole apertura nei confronti del mondo laico, compresa la politica estera e le aperture diplomatiche ai non cattolici, servando, però, alla Chiesail diritto di nominare i vescovi.
Rinuncia, spesso a privilegi materiali per il bene supremo delle anime, ritenendo “….di vivere in un’epoca che richiedeva assolutamente accondiscendenza verso i prìncipi temporali sul terreno civile per ottenere in cambio mano libera in quello spirituale, da non confondersi, quest’ultimo, con la difesa dei privilegi del clero.” In sostanza differenzia le questioni politiche da quelle religiose, a beneficio dei cattolici ai quali riesce a far ottenere diritti fino a quel momento negati.
Mette mano alla riforma amministrativa e della giustizia, i cui risultati, però tardano a venire. Sul fronte del sistema penale e giudiziario emana la bolla “Rerum Humanarum” (15 dicembre 1747).
Autorizza i poveri contadini a spigolare in tutti i campi dello Stato della Chiesa contro il volere dei proprietari e sopprime tributi a favore dei meno abbienti sulla seta cruda, sull’olio, sul bestiame e sopra altre derrate.
Sotto il profilo teologico e pastorale è estremamente attivo: obbliga i vescovi a risiedere nelle loro diocesi. Mentre sul fronte dell’attività missionaria emana la bolla “Immensa Pastorum principis” contro lo schiavismo nelle Americhe, chiedendo di difendere i diritti umani degli Indios e in Cina impone l’onore tributato agli antenati. Nelle celebrazioni eucaristiche, già nel 1746,chiede ai vescovi di porre sempre il crocifisso sugli altari e di controllare la devozione verso i santi, nel tentativo di regolarizzare e uniformare la devozione popolare.
Si afferma l’enciclica moderna, con l’aiuto di tutti attraverso la diffusione di lettere pontificie indirizzate alla cristianità cattolica proprio con la prima enciclica in data 3 dicembre 1740, dal titolo “Ubi Primum”, diretta ai vescovi tramite la quale chiede loro di rispettare le norme disciplinari del Concilio di Trento e di esaminare attentamente i candidati al ministero sacerdotale.
Nel 1750 Benedetto XIV promulga la bolla “Peregrinantes” in occasione del Giubileo, curandone ogni singolo dettaglio, con la partecipazione a sorpresa a più eventi, chiamando a predicare il predicatore francescano San Leonardo da Porto Maurizio. E proprio su suggerimento del frate, Benedetto istituisce la “Via Crucis” al Colosseo (pratica quotidiana per la vita spirituale del frate) che ha inizio il 27 novembre dell’Anno Santo.
Emana, infine, il Trattato “De servorum Dei beatificazione et beatorum canonizatione”, che costituisce la guida e l’iter cui attenersi per i processi di beatificazione e canonizzazione.
Nel momento della morte avvenuta il 3 maggio, all’età di 83 anni, sembra abbia pronunciato la famosa frase latina: “Sic transit gloria mandi” (Così passa la gloria del mondo), aggiungendo poi: “Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l’unico posto che mi spetta”.
Era più che convinto che la sua opera riformatrice non sarebbe stata compresa dai suoi successori. In effetti, durante il suo pontificato, durato quasi 18 anni (25 agosto 1740-3 maggio 1758) attua una serie di riforme pastorali anche in virtù di una visione politicamente realista e moderna nell’affrontare i rapporti nei confronti degli atei e dei non cattolici, oltre a colmare lacune politico-amministrative ereditate, anche grazie alle capacità diplomatiche dimostrate già in occasione del Concordato con le monarchie sicula e sarda (1727) come arcivescovo di Bologna. Investe molto sulle visite pastorali, con contatto continuo con le diocesi, rendendosi conto personalmente delle reali situazioni.
Giudizi positivi sul suo conto tra il XVIII e XIX secolo
“Dopo Marcello II, troppo presto tolto alla cristianità, nessun papa era salito al seggio di Roma che per ingegno e per prudenza fosse con Lambertini da paragonarsi.
Trovò modo che per mantenere le ragioni, il miglior mezzo è il non irritare gli avversari. Egli fu papa quale il secolo voleva. (Carlo Botta, Storia d’Italia, libro XLI)
Così come giudizi positivi arrivano anche dal Regno Unito, dalla fortissima tradizione antipapista, (Epitaffiodi Moroni).
Leone XIII – 256º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica
È eletto il 20 febbraio 1878 dopo tre votazioni e durante il suo pontificato fino al 1903, dirama ben 86 encicliche, passando alla storia, soprattutto, per l’enciclica “Rerum novarum” promulgata il 15 maggio 1891.
Papa Leone XIII, del quale l’attuale papa ha rievocato la successione col nome Leone XIV, più che di Dottrina sociale della Chiesa – si afferma – parli di filosofia cristiana. Un collegamento forte nella sua genesi alla“Rerum Novarum” che viene ripresa ed attualizzata dai discorsi sociali di ben 6 Pontefici: Pio XI in “Quadrigesimo Anno” (1931); Giovanni XXIII in “Mater et Magistra” (1961); Paolo VI in “Populorumprogressio (1967; Giovanni Paolo II in “Centesimusannus (1991); Benedetto XVI in “Caritas in veritate”(2009), nonché in alcuni discorsi di papa Pacelli, Pio XII.
In tale enciclica si parla già della piaga dell’usura, ben nota anche ai nostri tempi, in contrapposizione alla creazione dei Monti frumentari e di pietà, oltre che della Dottrina di Sant’Agostino, “Civitate Dei”, (La città di Dio), opera in latina in ventidue libri, scritta da Sant’Agostino d’Ippona tra il 413 e il 426), del quale Papa Prevost si dichiara figlio.
Le encicliche del Papa appena scomparso, Franciscus, il 266º, eletto in 36 ore al quinto scrutinio il 13 marzo 2013, sono: “Lumen Fidei”, “Laudato Sì” e “Fratelli Tutti”, largamente note e commentate con ogni mezzo in tutto il mondo per la profondità delle materie del Creato, quale l’ambiente del Pianeta Terra.
Ogni enciclica ha, sicuramente, motivazioni profonde ela sua (ri)scoperta e analisi, anche in ambito scolastico, sarebbe cosa buona e giusta.