Fare quadrato e difendere con le armi della diplomazia la prima ricchezza del Paese, la filiera agroalimentare allargata che vale 620 miliardi di euro. Una eccellenza che passa dai campi all’industria fino alla ristorazione e alla grande distribuzione. È la missione che la Coldiretti chiede al Governo e Parlamento. Le motivazioni sono chiare: ogni euro investito in agricoltura genera un ritorno in sviluppo di quattro euro, con il cibo che è diventato il primo motore di sviluppo economico del Paese. Una filiera che sollecita la confederazione, “va difeso dai pericoli di tensioni commerciali, insistendo sulla trattativa per scongiurare il pericolo di una guerra dei dazi”.
Relatori e ospiti
L’occasione del confronto è degli appelli è arrivato dell’incontro organizzato dalla Coldiretti al Brixia Forum di Brescia dove erano presenti oltre 2mila agricoltori e anche oltre 140 sindaci dalla provincia di Brescia. Hanno partecipato il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, assieme al vicepremier e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, e al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
Presenti anche l’AD di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, l’AD di Bonifiche Ferraresi Federico Vecchioni, il presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti, il Vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada e Laura Castelletti, sindaco di Brescia.
Dazi, no guerre serve dialogo
Il summit si è svolto nel giorno dell’allarme lanciato dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta sui rischi legati alla corsa ai dazi che potrebbero sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio. “Un pericolo che rafforza la richiesta di Coldiretti di lavorare a una soluzione diplomatica che venga portata avanti in sede europea perché solo con una voce unica e forte è possibile tutelare le aziende italiane”, spiega la Coldiretti in una nota, “Il cibo rappresenta il simbolo più noto dell’Italia all’estero e la prima ricchezza del Paese, con una filiera agroalimentare allargata che vale 620 miliardi di euro, dai campi all’industria fino alla ristorazione e alla grande distribuzione”.
Le cifre da record
Un sistema, ricorda la Coldiretti, che dà lavoro a 4 milioni di occupati ed è sostenuto dall’impegno quotidiano di 730mila imprese agricole e da un’agricoltura che è la più green d’Europa, diventata emblema di qualità e sicurezza in Italia e nel mondo. “Le esportazioni di cibo italiano”, calcola la Confederazione, “hanno raggiunto la cifra record di 69,1 miliardi di euro nel 2024, con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. E nei primi tre mesi del 2025 le vendite di prodotti agroalimentari italiani sono aumentate ulteriormente del 6%, il doppio rispetto al dato generale di tutti i settori. Un patrimonio dell’economia nazionale che ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi di euro nel 2030”.
Agricoltura insostituibile
“La nostra agricoltura ha dimostrato di essere un motore insostituibile di crescita, capace di generare valore, occupazione e identità”, commenta il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, “È un comparto strategico che va difeso con determinazione da ogni rischio di guerra commerciale, a partire dall’escalation dei dazi che minaccia le nostre esportazioni e la competitività delle imprese. Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e la prima ricchezza nazionale e la nostra filiera guida l’Europa per sostenibilità e qualità. Non possiamo permetterci di arretrare. Serve una risposta unitaria e forte a livello europeo per tutelare le nostre imprese, promuovendo la via del dialogo e della diplomazia commerciale. Solo così possiamo garantire futuro e competitività a un settore che ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di export entro il 2030“.
Lotta contro i cibi artificiali
“Intorno al cibo ci sono oggi guerre per interessi economici, per interessi monopolistici e per volontà di dominio ulteriore da parte di quel manipolo di persone che da soli hanno il 50% dell’intera ricchezza planetaria”, sottolinea Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti intervistato sul palco dal direttore Maurizio Belpietro a Brescia durante l’incontro “Cibo, motore economico dello sviluppo e della crescita del sistema Italia” parlando del libro “Cibo a pezzi” La guerra nel piatto scritto a sei mani con Roberto Weber e Felice Adinolfi, “E che si stanno esercitando nel voler cambiare diete alimentari che governano il pianeta da millenni attraverso i cibi artificiali”, evidenzia Vincenzo Gesmundo, “prodotti nei laboratori, che vengono chiamati ultraformulati e che sono la concausa di quelle che saranno tra poco le malattie più diffuse in Italia tra i giovani consumatori di merendine, di bevande gassate e soprattutto di bevande energetiche e che provocheranno il collasso del welfare sanitario di questo paese e dell’Europa.”