
“Che un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, possa cadere preda della fame è disumano”. Non le ha mandate a dire Sergio Mattarella nel corso del concerto in onore del corpo diplomatico tenutosi al Quirinale, ieri, alla vigilia del 2 giugno. Parole ferme e dirette quelle pronunciate dal Presidente, con dichiarazioni che saranno ricordate come le più forti da quando è al Capo della Repubblica. Un discorso che oltrepassa la cornice formale della Festa della Repubblica per tramutarsi in denuncia morale, richiamo al diritto internazionale ed esortazione pressante alla diplomazia mondiale. Proprio nel cuore della crisi umanitaria che interessa la Striscia di Gaza, Mattarella è dunque intervenuto con durezza: “È inammissibile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. Si impone una tregua immediata”. Ha poi aggiunto: “È essenziale che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, permettendo la ripresa dell’assistenza umanitaria”.
Il messaggio di Mattarella non ammette equivoci, pur avendo riconosciuto la complessità del conflitto e le sue radici profonde, ha ribadito alcuni principi inossidabili: “Dopo il sanguinoso attacco di Hamas contro innocenti cittadini israeliani, con ostaggi odiosamente strappati via e ancora trattenuti, che devono essere rilasciati immediatamente, il Medioriente vive oggi il dramma della guerra in Gaza”. Le sue parole hanno riecheggiato mentre la diplomazia mondiale fatica a ottenere una tregua duratura tra Israele e Hamas. Il riferimento agli “ostaggi rapiti” è chiaro, così come quello all’“occupazione illegale di territori altrui”, che secondo il Presidente “non può essere presentata come misura di sicurezza”.
Il 2 Giugno
Sempre ieri, alla vigilia del 78° anniversario della Repubblica, Mattarella ha affidato un messaggio anche ai Prefetti d’Italia, chiedendo che le celebrazioni del 2 Giugno fossero un momento di condivisione e concordia intorno ai valori fondanti della nostra democrazia. In un Paese segnato da crescenti tensioni, linguistiche prima ancora che politiche, il Presidente ha richiamato l’importanza del referendum del 1946, “che coronò la lotta di Liberazione dal nazifascismo e gettò le basi della nostra Costituzione”. Il riferimento ai principi di “libertà, democrazia e solidarietà” è stato in prativa un invito a guardare oltre le divisioni ideologiche e a riscoprire quel “patto tra popolo e istituzioni” che è il fondamento dell’identità repubblicana.
Nel messaggio ai prefetti, Mattarella ha ricordato inoltre che “la Costituzione affida a ciascun cittadino la responsabilità di contribuire alla coesione sociale del Paese”. Un principio che deve tradursi in atti concreti: “Promuovere iniziative che valorizzino i territori, colmino i divari, garantiscano servizi, sicurezza e legalità”. E ha aggiunto: “La rete delle Prefetture è una risorsa preziosa per l’unità nazionale”.
Le minacce ai figli dei politici
Proprio nelle ultime ore l’atmosfera di odio ha valicato ulteriori barriere. Dopo Giorgia Meloni (il Primo Ministro è stato oggetto di gravi intimidazioni online indirizzate alla figlia Ginevra) anche i figli del Vicepremier Matteo Salvini e del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono stati coinvolti in una spirale di offese e assalti. E Il Presidente della Repubblica non è rimasto in silenzio. Fonti istituzionali hanno confermato che Mattarella ha telefonato personalmente a Meloni per esprimere la propria solidarietà. E ieri anche il Premier è tornata sulla vicenda: “L’estremismo ideologico ha oltrepassato ogni limite”. Le ha fatto eco Salvini: “Criticate me, ma lasciate stare i miei figli. Questo clima di odio deve essere fermato, senza se e senza ma”. A difesa dei bambini anche la deputata leghista Laura Ravetto: “Colpire gli affetti è l’attacco più vile”.
Tra gli ‘attori’ di questa stagione velenosa c’è Stefano Addeo, professore di tedesco in un liceo della provincia di Napoli, autore del post in cui augurava alla figlia del Premier “la stessa sorte della ragazza di Afragola”, la giovane vittima di femminicidio. Nell’intervista al quotidiano ‘Roma’, Addeo si è detto pentito: “Un gesto sciocco, scritto d’impulso. Non si augura mai la morte, soprattutto a una bambina”. Ma ha anche rivendicato il proprio dissenso politico: “Non mi sento rappresentato da questo governo”. Ha poi denunciato di essere stato oggetto di minacce e insulti: “Sono andato alla Polizia Postale. Il post l’ho cancellato da solo, perché mi sono reso conto dell’errore”.