lunedì, 2 Giugno, 2025
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Tumore al pancreas, l’Italia in prima linea: il San Raffaele scopre nuova cura che allunga la vita

L’Italia firma un importante passo avanti nella lotta contro uno dei tumori più aggressivi e complessi da trattare: il tumore del pancreas. A presentarlo è stato il professor Michele Reni, primario di Oncologia all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e ideatore del progetto Cassandra, in occasione del congresso dell’Asco – American Society of Clinical Oncology, il più autorevole appuntamento internazionale in campo oncologico. Il progetto, interamente finanziato da associazioni di pazienti, ha messo a confronto due strategie di chemioterapia pre-operatoria su 260 pazienti affetti da adenocarcinoma duttale del pancreas. La novità? Il regime Paxg, sviluppato proprio al San Raffaele, ha mostrato risultati superiori allo standard internazionale mFolfirinox, aumentando significativamente la sopravvivenza senza eventi sfavorevoli.
Il Pdac è responsabile del 95% delle neoplasie pancreatiche maligne, terza causa di morte oncologica nel mondo e tristemente noto per la sua bassa sopravvivenza a cinque anni. Colpisce silenziosamente e spesso viene diagnosticato troppo tardi, quando è già metastatico.

Uno dei tumori più letali

Il progetto Cassandra ha esplorato una strategia aggressiva, ma mirata: anticipare la chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, cercando di colpire anche quelle metastasi microscopiche che spesso sfuggono alla diagnostica tradizionale ma che minano le chance di guarigione. Lo studio ha coinvolto 17 ospedali italiani sotto il coordinamento del San Raffaele. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con Paxg, l’altro con mFolfirinox. I risultati sono chiari: la sopravvivenza senza progressione della malattia, recidive o complicanze gravi è stata significativamente più lunga nel gruppo PAXG.
“È un passo storico – ha spiegato il Professor Michele Reni –. Abbiamo ottenuto non solo più risposte patologiche e biochimiche, ma anche una maggiore probabilità che la malattia non peggiori durante il trattamento”.

Finanziata dai pazienti

A confermare l’impatto della ricerca è anche il professor Massimo Falconi, Co-responsabile dello studio e direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center del San Raffaele: “Questi risultati potrebbero cambiare il paradigma terapeutico e aggiornare le linee guida internazionali per il trattamento del Pdac”.Un aspetto unico dello studio Cassandra è il finanziamento interamente privato da parte di cinque associazioni di pazienti: My Everest, Codice Viola, Associazione per la Vita, Natalucci e Oltre la Ricerca.
“Questo studio dimostra che la società civile può essere protagonista del progresso scientifico – ha sottolineato Reni –. Senza il supporto di queste realtà, oggi non saremmo qui a raccontare un risultato così importante”.

Il ruolo del Pancreas Center e del Comprehensive Cancer Center

L’Irccs Ospedale San Raffaele conferma il proprio ruolo di avanguardia nella cura delle patologie pancreatiche grazie al lavoro integrato del Pancreas Center, che ha arruolato circa il 50% dei pazienti dello studio. Il centro, diretto da Falconi, riunisce specialisti di oncologia, chirurgia, radiologia, nutrizione, psicologia e ricerca traslazionale, in un modello multidisciplinare unico in Italia. “Il nostro obiettivo è uno solo: migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti – ha dichiarato il professor Fabio Ciceri, direttore del Comprehensive Cancer Center del San Raffaele –. Lo facciamo mettendo in rete eccellenze cliniche e scientifiche, e offrendo percorsi terapeutici personalizzati e sperimentali”.
Il lavoro non si ferma. I ricercatori stanno ora analizzando un ulteriore quesito fondamentale: è meglio completare l’intero ciclo di chemioterapia (6 mesi) prima della chirurgia, o è preferibile dividere il trattamento tra pre e post-intervento?

“Questi dati arriveranno presto – annunciano Reni e Falconi –. Il nostro impegno è continuo, perché il tumore al pancreas resta una delle più grandi sfide della medicina oncologica, ma oggi abbiamo nuovi strumenti per affrontarla”.

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