In questo clima di accuse, esitazioni e minacce incrociate, la strada verso un cessate il fuoco in Ucraina sembra ancora lunga e incerta. I riflettori tornano a puntarsi sulla Turchia, dove lunedì 2 giugno è previsto il secondo round di negoziati tra Russia e Ucraina. Tuttavia, la partecipazione di Kiev resta incerta. Ieri, il governo ucraino ha dichiarato che non parteciperà senza aver prima ricevuto da Mosca un “memorandum” con proposte concrete per il cessate il fuoco. Secondo il presidente Zelensky, il documento promesso non è mai stato consegnato né all’Ucraina né alla Turchia. Zelensky ha accusato Mosca di voler sabotare i colloqui: “Stanno ingannando i Paesi che ancora credono nelle parole. Questi incontri sono volutamente inconcludenti”. Una linea ribadita anche dal ministro degli Esteri Sybiha: “Senza proposte concrete, non ha senso partecipare”.
Washington: fermezza e frustrazione
Gli Stati Uniti, tra delusione e cautela, mostrano crescente irritazione. Keith Kellogg, inviato speciale della Casa Bianca, ha riferito che Trump è “frustrato” dalla “irragionevolezza” di Putin. Nonostante Washington sia disposta a discutere la fine dell’espansione NATO a Est, Mosca non dà segnali di apertura. Kellogg ha annunciato che nessuna delegazione americana parteciperà ai negoziati di Istanbul: Trump vuole un accordo, ma valuta se sia il caso di proseguire. Se Mosca non collaborerà, gli USA potrebbero ritirarsi. Alla riunione del Consiglio di Sicurezza ONU, il vice ambasciatore John Kelley ha ribadito che prolungare la guerra non conviene a nessuno, e nuove sanzioni sono “sul tavolo”. L’ambasciatrice ucraina Hayovyshyn ha chiesto di intensificare la pressione internazionale, accusando Mosca di voler solo guadagnare tempo. Di contro, il rappresentante russo Nebenzia ha ribaltato le accuse, sostenendo che è Kiev a voler prolungare il conflitto, e ha promesso che “nessuna sanzione impedirà la sconfitta del regime di Zelensky”.
Macron: “Un banco di prova per la credibilità americana”
Il presidente francese Emmanuel Macron ha esortato gli Stati Uniti a reagire con fermezza: se la Russia rifiuterà il cessate il fuoco, Washington dovrà dimostrare coerenza con nuove sanzioni. “Trump è impaziente, ma ora servono atti concreti”, ha dichiarato Macron. Da Singapore, ha anche lanciato un appello alla Cina affinché impedisca alla Corea del Nord di inviare truppe in Ucraina: “Se Pechino non vuole la NATO in Asia, deve evitare che Pyongyang entri nel teatro europeo”.
Rapporti Mosca-Pyongyang
Un rapporto firmato da 11 Paesi, tra cui Stati Uniti, Italia, Francia e Germania, denuncia una crescente cooperazione militare tra Russia e Corea del Nord. Secondo il documento, Pyongyang ha fornito a Mosca armamenti — missili, artiglieria e veicoli — in violazione delle sanzioni ONU. Il materiale sarebbe stato trasferito via mare, aria e ferrovia. Le prove includono foto satellitari, container, e armamenti nordcoreani trovati in Ucraina. Il gruppo internazionale ha chiesto alla Corea del Nord di rispettare le sanzioni e alla Cina di intervenire per fermare l’escalation.
Mosca rilancia ma chiude a mediazioni
Dal Cremlino arrivano segnali contrastanti. Se da un lato si conferma la partecipazione della delegazione russa a Istanbul, guidata da Vladimir Medinsky e con una bozza di memorandum, dall’altro Mosca esclude qualsiasi mediazione esterna. “Non ci sarà alcun ruolo per la Turchia o altri Paesi”, ha affermato la portavoce Zakharova. Un eventuale vertice tra Putin, Trump e Zelensky resta subordinato a risultati concreti nei colloqui preliminari. Il portavoce Peskov ha comunque apprezzato la posizione americana sulla non adesione dell’Ucraina alla NATO, definendola frutto di trattative riservate. Tuttavia, ha respinto la partecipazione di Francia e Regno Unito ai negoziati, pur ammettendo che una discussione sulla sicurezza europea sarà inevitabile in futuro.