Il presidente degli studenti di Harvard, Thor Reimann, ha espresso una critica molto severa nei confronti della decisione presa dall’amministrazione Trump di revocare i visti agli studenti internazionali, definendo tale misura dannosa per il sistema dell’istruzione superiore negli Stati Uniti. Nel suo discorso tenuto durante il Graduation Day, Reimann ha sottolineato l’importanza della diversità accademica e ha difeso il ruolo fondamentale che gli studenti stranieri svolgono all’interno della comunità universitaria. Questa decisione della Casa Bianca ha scatenato una vera e propria battaglia legale tra l’università di Harvard e il governo federale, con l’ateneo che ha presentato un ricorso legale per ottenere il blocco immediato del provvedimento. Un giudice federale ha accolto la richiesta sospendendo temporaneamente il divieto, riconoscendo che la revoca dei visti avrebbe provocato “danni immediati e irreparabili” all’università. Reimann ha ribadito che Harvard rappresenta un luogo di scambio culturale e di innovazione continua, e ha avvertito che privare l’ateneo della presenza degli studenti internazionali significherebbe “indebolire significativamente la ricerca, la collaborazione e il progresso scientifico e culturale”. Il suo discorso ha suscitato una standing ovation da parte dei laureandi, che hanno manifestato solidarietà verso i colleghi stranieri direttamente colpiti dalla misura restrittiva. Nel frattempo, la Casa Bianca ha annunciato la sua intenzione di presentare un ulteriore ricorso contro la sospensione del provvedimento, sostenendo che la presenza degli studenti stranieri nelle università americane debba essere “monitorata e controllata con maggiore attenzione e rigore”. Il dibattito su questa decisione continua a dividere sia il mondo accademico sia quello politico, con esperti che mettono in guardia sulle possibili conseguenze economiche, culturali e scientifiche di una politica più restrittiva nei confronti dell’immigrazione studentesca.