venerdì, 30 Maggio, 2025
Attualità

Meloni: “Per fermare la violenza serve una rivoluzione culturale”

Dopo l’omicidio della 14enne Martina, l’appello del Premier a un cambiamento profondo. Intanto in Uzbekistan si rafforza il partenariato strategico con accordi da oltre 3 miliardi

Di fronte al dolore, le parole si piegano. Ma non devono bastare. Dopo l’omicidio di Martina Carbonaro, 14 anni, uccisa ad Afragola da un coetaneo, Giorgia Meloni ha affidato ai social parole cariche di indignazione e consapevolezza. “Aveva la vita davanti, i sogni, la scuola, le amicizie. Le è stata tolta con una violenza che lascia senza fiato”. Un commento amaro e risoluto, il suo, destinato a segnare una nuova tappa nella lotta alla violenza sulle donne: “Le norme non saranno mai sufficienti se non daremo vita a una profonda svolta culturale e sociale”. Martina diventa così il simbolo di ciò che ancora manca. Non solo una ragazza strappata alla vita, ma l’emblema di una società che, pur tra progressi legislativi, non riesce a frenare l’escalation di violenza. Un’escalation che si insinua tra le pieghe della quotidianità e che spesso si manifesta proprio nei rapporti affettivi. Il Premier ha sottolineato: “È un male profondo, che non possiamo né ignorare né normalizzare: la violenza cieca e possessiva che si abbatte sulle donne, anche sulle più giovani”.

L’abbraccio di Meloni alla famiglia di Martina è pubblico, sentito, ma lo sguardo è già proiettato verso un impegno più ampio. “Abbiamo approvato molti provvedimenti per tentare di fermare questo male, ma non basta. Dobbiamo fare di più, tutti insieme. Per Martina. Per tutte”. In questo “tutti insieme” si racchiude un appello alle istituzioni, ai cittadini, al mondo della scuola, della comunicazione e della cultura. Perché, ha ribadito il Premier, serve una rivoluzione che parta dalla testa e dal cuore, non solo dalle aule parlamentari.

Missione in Asia centrale

La cerimonia di scambio di accordi al termine dell'incontro bilaterale del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Presidente della Repubblica dell'Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev
La cerimonia di scambio di accordi al termine dell’incontro bilaterale del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev

Mentre l’Italia piange una sua giovane figlia, Meloni è in missione ufficiale in Asia centrale, tappa fondamentale del piano di rafforzamento del ruolo geopolitico italiano nei Balcani e oltre. Prima tappa: Uzbekistan, dove il Primo Ministro ha incontrato a Samarcanda il Presidente Shavkat Mirziyoyev, firmando accordi bilaterali per un valore complessivo di oltre 3 miliardi di euro. Una visita ricca di significati simbolici e pratici: “Sono molto contenta di aver onorato l’impegno preso nel 2023, quando Mirziyoyev venne a Roma. L’accoglienza che ci è stata riservata è stata straordinaria”, ha detto. “Visitare Samarcanda è stato importante, perché questa città rappresenta un crocevia storico tra Europa e Asia, ed è anche simbolo del legame profondo tra le nostre culture”.

Nel corso dell’incontro, i due leader hanno rilanciato un partenariato strategico avviato l’anno scorso, che ora entra in una fase operativa: “Dal 2023 abbiamo lavorato per portare le nostre relazioni a un altro livello. Ora vogliamo consolidarle ulteriormente, con accordi concreti su numerosi fronti”, ha detto la premier.

Energia, formazione, cultura

Il ventaglio degli ambiti di collaborazione è ampio e trasversale. Dall’energia alle materie prime critiche, dall’agricoltura alla formazione universitaria, passando per i progetti culturali. Meloni ha ricordato la partecipazione uzbeka alla Biennale di Venezia e la presenza crescente del Paese asiatico nei circuiti artistici internazionali. In evidenza anche la cooperazione universitaria, con Politecnico di Torino e Università di Pisa già attivi nel Paese e pronti ad ampliare la rete con nuove istituzioni accademiche italiane. “L’Uzbekistan è un partner importante per l’Italia. Abbiamo relazioni eccellenti, ma il nostro obiettivo è trasformarle in una collaborazione ancora più stretta e concreta”.

Tra i punti salienti dell’intesa, accordi su migrazione e formazione professionale, rafforzamento delle relazioni industriali, attivazione di una commissione economica mista e valutazione semestrale dell’avanzamento dei progetti.

Investimenti attivi e potenziali

“La dichiarazione congiunta che abbiamo firmato oggi”, ha aggiunto Meloni, “prevede un dialogo strategico tra i nostri Ministri degli Esteri e una commissione economica mista. Sono strumenti operativi che intendiamo usare subito. Vogliamo che questa visita sia storica, ma una cosa è storica solo se avvia qualcosa di nuovo”. Tra gli elementi più significativi emersi dall’incontro, anche la pubblicazione di un documento sugli investimenti delle aziende italiane in Uzbekistan. Secondo quanto riferito dalla premier, il valore attuale ammonta a circa 3 miliardi di euro, ma si stanno valutando ulteriori iniziative per altri 2,4 miliardi.

“La nostra cooperazione è molto più ampia di quanto sembri e coinvolge già un tessuto imprenditoriale dinamico, che ha voglia di investire, innovare e creare occupazione anche oltre i confini nazionali”.

Quella in Uzbekistan è solo una tappa della missione istituzionale di Meloni in Asia centrale. Dopo Samarcanda, il Premier è atteso in Kazakistan, dove oggi parteciperà all’Astana International Forum, occasione di confronto tra Europa e Asia su temi strategici globali.

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